Nell’epilogo della mia ultima risposta ho osservato la reazione contrariata di ogni musulmano cui avessi riferito il racconto del prof su come Allah decise di crearci e su come di conseguenza avvenne la ribellione di parte degli angeli e dei jinn.
Tuttavia (piccolo excursus) andrebbe notata quella che ritengo una regola empirica generale, applicabile ai credenti di qualunque credo organizzato: generalmente i credenti non sembrano avere tanta voglia di partecipare a discussioni di approfondimento potenzialmente polemiche riguardo la loro fede, e un motivo importante di tale comportamento evitante penso di averlo individuato nel fatto (anche questo riscontrato spesso empiricamente) che se i credenti di una data confessione si mettessero davvero a discutere tra di loro in modo seriamente indaginoso, rischierebbero da una parte di venire a galla delle crepe nei propri convincimenti, e non solo, dall’altra parte ognuno dei credenti potrebbe rendersi conto che pur militando nella stessa parrocchia, ognuno di loro in realtà segue una via tutta sua diversa da quella di tutti gli altri correligionari, e potrebbe apparir loro chiaro che ognuno segue una viuzza tutta propria.
Mi successe di assistere un giorno a questa scena che ora riferisco, e che si verificò in un tempio dei valdesi, denominazione cristiana simpatica e accogliente.
Si stava più o meno parlando tutti insieme sull’argomento Spirito Santo. La mia presenza, di persona curiosa estranea ma comunque bene accolta, non voleva essere disturbante anche se provavo ogni tanto a interloquire anch’io. Ad un certo punto disse così una credente: “Lo Spirito Santo entrato in noi rafforza la nostra preghiera pregando insieme a noi” . Ma un’altra credente interloquì osservando che andava precisato meglio cosa intendeva dire l’epistola ai Romani su questo punto, detto così, aggiunse, mancava qualcosa. Insomma, com’è e come non è, venne fuori una discussione a tratti anche dotta, e però anche in certi momenti con l’invito ricorrente a rientrare nei toni. Intendiamoci: costoro non stavano affatto litigando, ma stava venendo fuori che ognuno di loro, pur essendo tutti valdesi lì dentro, coltivava una fede non soltanto nel dettaglio differente da quella seguita da tutti gli altri. Insomma, regola generale: anche se i credenti nelle religioni di massa sembrano tutti così coesi in tanti milioni, se visti da vicino credente per credente, e se interrogati a fondo, si scoprirebbe che il detto latino tot capita tot sententiae andrebbe esteso anche alle religioni, tot capita tot religiones.
Per quanto riguarda le reazioni dei musulmani al racconto del prof, concludo quindi affermando che la loro reazione discordante verso il mio racconto era discordante anche tra di loro: più di uno di loro mi disse infatti cose che quando le riferii ad altri musulmani mi vennero a loro volta contraddette, e così via.
Ho impiegato stavolta molte frasi per arrivare a poter dire, a fortiori, che così come ogni credente anche delle più grandi religioni segue in realtà un suo culto affatto personale, a maggior ragione è da raccomandarsi, a chi si riconosce ufficialmente non credente, di seguire, se ne sente il bisogno, un culto personale di produzione propria 🙂 …appunto, perché in fondo così fan tutti, anche se non tutti se ne siano ancora resi conto.
Il racconto del prof su Allah è icastico su come Allah presenti l’uomo agli angeli e ai jinn, lasciandoli attoniti.
Per fantastiliardi di eoni angeli e jinn si erano crogiolati della presenza paradisiaca e irradiante e stupefacente del loro unico Dio che li faceva esistere sognando, e d’un tratto costui rompeva tremendamente l’incantesimo.
Davanti agli angeli e jinn sbigottiti, venivano annunciati in arrivo gli umani, che a quel punto un cristiano avrebbe il dovere di interpretare come “tutti quanti veri figli di Dio, non più uno solo” (cfr. gli “infiniti Cristo”, cit. ERU 🙂
E la reazione degli angeli e dei jinn fu estremamente divisiva: si formarono due infinite fazioni irriducibili, una che restò obbediente verso Allah (decidendo quindi di sottomettersi non solo a Dio ma anche all’uomo), e una che d’impulso disobbedì platealmente (restando sottomessa soltanto a Dio ma non all’uomo).
Cosa chiese Allah? Alla platea adorante Allah mise in chiaro che lui rimaneva unico Dio da adorare, ma la cosa fondamentale per Dio, la sottomissione, tarlo e passione assoluta di Allah, da allora in poi, era da loro dovuta anche verso questa nuova categoria di creature, e guai agli angeli e ai jinn che non si fossero sottomessi.
Uno dei jinn, Shaytan (Satana) guidò la schiera degli angeli e jinn che decisero di non sottomettersi all’uomo, quindi compiendo la disobbedienza fatale che li trasformò in demoni.
Nel Corano viene nominato anche un Iblis (che però non sarebbe un jinn come Shaytan bensì un angelo decaduto; il termine Iblis è ritenuto da filologi occidentali un grecismo derivante dal greco “diábolos” ma i musulmani negano fermamente siano presenti grecismi nel Corano).
Nel racconto del prof (in contrasto netto con come reagirono i musulmani ad esso) viene messo i chiaro che gli angeli e i jinn ribelli disobbediscono per poter restare fedeli unicamente ad Allah!
Ripeto: la versione del prof sostiene cioè che gli angeli e jinn ribelli furono quelli che vollero restare fedeli e sottomessi unicamente ad Allah. Da allora, quindi, i demoni sono divenuti nemici dell’umanità ma restando i fedelissimi di Allah!
Dal punto di vista razionale, il racconto del prof appare più coerente delle critiche di reazione dei credenti musulmani.
L’essenza di ciò che da sempre chiede Allah a quella platea adorante è di restare sottomessi soltanto a lui. Ma da quel momento che Allah presenta questa nuova categoria di creature definendole simili a se stesso, lui aggiunge una clausola assolutamente nuova: da ora in poi dovrete sottomettervi anche agli esseri umani, punto e basta.
Se ci pensiamo bene, se stessero veramente così le cose, che Allah ci fa esistere come personaggi onirici dentro alla sua realtà sognante e che gli basterebbe un nulla per cancellarci, che senso avrebbe per qualunque creatura provare a ribellarsi?
Dall’intero quadro descritto, emana una profonda verità su cui tutti dovremmo convenire, verità che in latino suona così: “Nemo contra deum nisi deus ipse.” Traduciamolo così:
Nessuno può essere contro Dio se non Dio stesso.
Il racconto del prof non ci piace, è evidente, ma non viola questa prepotente verità appena enunciata, mentre tutte le varianti al racconto del prof da parte dei credenti proprio non stanno in piedi.
Va infine aggiunto che la spiegazione complessiva che l’Islam dà della rivolta angelica è comunque più coerente e comprensibile di quella che ne dànno i cristiani. Gli angeli che decidono di ribellarsi al Dio cristiano lo conoscono di persona, sanno che è Dio onnipotente e che è assurdo sperare che la propria ribellione abbia successo. Una spiegazione secondaria che mi fu data da un gesuita è che Dio li ingannò non facendo loro sapere che sarebbe stato impossibile vincere contro di lui, ma tale spiegazione urta con quanto sostiene la stessa dottrina ufficiale della Chiesa. Il Dio dei musulmani non inganna i suoi angeli e jinn, fa sapere loro che non c’è alternativa alla sottomissione, e che ogni ribellione sarebbe impossibile perché Dio sta in una dimensione irraggiungibile da tutti. Lui è il sognante e tutti gli altri sono i sognati. Gli angeli ribelli divengono quindi demoni per un’estrema sottomissione alla richiesta sottomissione ad Allah. Nessuno, nel cielo islamico, oserà mai ribellarsi direttamente ad Allah.
Come qualcosa d'altro di questo racconto del prof (oltre alla relazione Dio sognante / noi tutti sognati), possa integrarsi nel discorso puerologico non saprei dirlo ancora…