💫Jiselle💞
Tu hai scritto: "ciò vuol dire che potrebbe tutto, anche provare personalmente l’esperienza di morte, sebbene lui sia eterno, anche se questo è un paradosso... ma lui può tutto, anche l’inconcepibile..."
Ebbene, la creazione da parte sua di noi esseri umani è appunto un suo escamotage per poter provare di persona sensazioni forti di dolore e morte.
Dio onnipotente crea noi esseri umani immaginando con la sua potenza creatrice parti di se stesso disgregarsi in tanti pezzettini di sé indipendentizzati, ossia resi autonomi dalla sua divina volontà.
In realtà, se Dio è onnipresente e pervasivo, non cessa di esser presente nemmeno laddove noi non lo "vediamo". Quindi Dio è e rimane anche qui laddove siamo noi e in ogni momento sta provando esattamente le medesime sensazioni che proviamo noi. Da un certo punto di vista potremmo anche dire che noi pure siamo parti di Dio, ma non sarebbe del tutto esatto, poiché le nostre piccole esistenze e personalità, pur potendocele immaginare fatte della medesima sostanza di Dio, non ne condividono il destino: detto in altre parole, quando noi moriremo, Dio ci riassorbirà facendo sparire nel nulla i nostri vissuti personali esperienziali, poiché se ci consentisse di sopravvivere alla morte provocherebbe una quasi schizofrenica moltiplicazione di se stesso attraverso di noi. Perché è plausibile ipotizzare che il vero scopo di Dio sia quello di godersi le passioni umane e le singole agonie di ciascuno di noi, e non invece quello di generare nuove esistenze? Un Dio che ha creato innumerevoli creature programmandole tutte per la morte deve certamente avere una vera ossessione-fissazione sulla morte, una sorta di fascinazione per questa cosa per lui impossibile, un vero limite assoluto per lui nonostante egli sia un'entità eterna e onnipotente, poiché non è vero affatto che un essere onnipotente possa fare veramente tutto... ad esempio non può decidere di divenire non-onnipotente (anche se va ricordato che non sono mancate ipotesi di matrice ebraica di una volontaria autoriduzione di onnipotenza operata da Dio allo scopo della creazione, un nascondersi creativo che servirebbe a lasciar posto alla creazione di altro-da-sé. D’altronde anche l’incarnazione in fattezze umane di una delle persone divine - secondo la dottrina cristiana - si potrebbe interpretare-configurare come una “diminutio potentiae divinae”).
E’ notevole osservare quanto sia centrale la morte in un pianeta come il nostro che pure si presenta come l’unico finora conosciuto che ospiti la vita: si potrebbe dire che il vero e unico scopo di tutta questa tropicalità di vita sia appunto proprio la morte.
Non possiamo quindi escludere che sia proprio questo lo scopo finale per cui è stato approntato tutto questo scenario per ospitare la vita, con poi il clou della vita cosciente raggiunto dalla condizione umana: ecco il succo che ingolosisce davvero Dio e che lui estrae da ognuno di noi.
Noi umani davvero dobbiamo assomigliare tantissimo al nostro creatore, altrimenti lui avrebbe minore piacere nell’impersonarci, siamo quasi come lui, ci manca solo il potere che lui ha per essere come lui, il potere di dare realtà alla nostra immaginazione: quando noi sogniamo a occhi chiusi ma anche a occhi aperti, non possiamo dare sostanza di realtà a ciò che ci immaginiamo.
Se io sogno mio padre deceduto tanti anni fa, il mio papà che rivedo vivo nel mio sogno non è ovviamente lui ma è un prodotto del mio limitato potere onirico, una mia fragile ricostruzione su di lui, e qualunque altra persona o cosa che sognassi sarebbe soltanto una mia creazione onirica; ma lo scenario del mio sogno è un teatro precario che non resiste nemmeno al risveglio e si dissipa rapidamente e ciò che ricordo vagamente del mio sogno è una mia confusa rielaborazione. Dio, invece, dispone di un illimitato potere onirico, nel senso che lui “sognando” fa esistere realmente gli scenari dei suoi “sogni”. Lui “sogna” facendo esistere realmente tutti i suoi personaggi onirici, e il suo sogno è e coincide con la nostra realtà. Lui gioca con le nostre vite usandoci per esperire quelle sensazioni forti che altrimenti, se noi non esistessimo, gli sarebbero negate. Per perseguire i suoi scopi, Dio si serve, oltre che della nostra esistenza, anche di quella del caso: Dio potrebbe controllare totalmente tutta la realtà, ma lui desidera “giocare a non essere Dio”, consistendo in ciò la cosa che lo diverte di più. Il caso è “libertà da dio, e interviene in tutte quelle infinite circostanze in cui Dio riesce a inventarsi sempre nuovi brillanti escamotages per riuscire a percepire se stesso diminuito di personale potenza. Dio è infinitamente masochista e si gode non solo le nostre morti, ma si immagina anche il brivido di una perdita del suo stesso potere: tanto lui non rischia mai nulla, non potrà mai smettere di essere Dio. Un’altra cosa che lo eccita terribilmente è quella cosa che noi umani abbiamo definito “il Male”. In realtà, Dio non è né benigno né malvagio, è semplicemente sovranamente indifferente alle nostre sorti finali: per capire come sia possibile parlarne così, è sufficiente immaginarci noi umani alle prese col videogioco GTA: mentre sto “uccidendo” tutti i passanti che incontro e travolgo i pedoni nel correre all’impazzata con la macchina, non avverto il minimo scrupolo di coscienza ben sapendo che quelli sono soltanto personaggi fittizi di un videogioco e non esistono. In altre parole, noi siamo il superGTA di Dio, con la tragica differenza che a noi pare di esistere realmente, mentre in realtà esiste unicamente il Dio sognante che ci fa esistere nella sua onnipotente immaginazione onirica.
P.S. Questo Dio così ipotizzato è probabile che non avverta gran bisogno di esseri umani adoranti. Immaginatevi quanto di più stucchevoli per lui possano essere quelle persone slinguanti, persone che vorrebbero “giaculargli “ intorno, aspiranti cortigiani inneggianti alla sua onnipotenza, con arpeggi alla “gloria in excelsis Deo”…