LutherBlissett Ma se Costui si mette a utilizzare il meccanismo cieco dell’evoluzione per generare il novum, allora dovremmo dedurne che Lui ammette il Caso?
Ora sarò io a chiederti gentilmente di sorbirti il mio pippone, per favore 🙂
“Caso” potrebbe essere il nome con cui Dio definisce la Sua stessa indecisione sul da farsi, quando vi sono così tante, troppe, infinite idee da sognare, e una così debole volontà di attendere l’eterno futuro, per poterle realizzare tutte in ordinata e rispettosa sequenza. In effetti, come gestisce Dio la Sua trepidazione nel mettere in atto la realtà? Come coltiva la Sua pazienza, l’attesa per ogni singolo colpo di scena?
Sempre che il Puer sia dotato di queste caratteristiche.
La casualità potrebbe essere: il frutto del blocco del Divino Scrittore, in cui nulla momentaneamente si realizza (ma allora ci si dovrebbe chiedere, Chi prende le decisioni al posto Suo?), oppure - e sono più propensa a scegliere questa opzione - è la somma di una moltitudine di pensieri e azioni ad essi corrispondenti, su cui il Puer non ha saputo deliberare. D’altronde, se è un puer, potrebbe non concepire l’idea di dover compiere dei “sacrifici”, come rimandare in un futuro prossimo la messa in scena di una nuova eccitante storia, accontentandosi di quelle che sono già in atto nel presente.
In questo momento, sto esprimendo un concetto differente rispetto al tuo, circa l’auto-limitazione divina: Dio non riesce a contenersi, ovvero si limita* nella capacità di contenere il Suo Sé illimitato. Detto in altri termini, si abbandona al disordine delle Sue infinite possibilità.
*Ho evitato di aggiungere “auto-” al verbo “limita”, perché presupporrebbe la natura volontaria dell’azione di Dio, e, a mio parere, sarebbe meglio se non si trattasse di una Sua propria volontà. L'intenzionalità, infatti, implica una programmazione cosciente delle azioni che verranno compiute; implica, come nell’esempio dei dadi, conoscere a priori “ciò che deve essere svelato” e “ciò che deve rimanere celato”, affinché queste due categorie siano distinte e non si cada nello sbaglio di confonderle, rivelando ciò che deve essere nascosto, e occultando ciò che deve essere conosciuto.
Se Dio non vuole conoscere la prossima combinazione, allora Dio non deve conoscere esattamente quella specifica prossima combinazione di dadi, non un’altra qualsiasi.
Se la Sua intenzione è quella di divenire “ignorante” su un Suo dato sapere, deve predeterminare la Sua inconsapevolezza, indirizzandola specificatamente verso l’oggetto da ignorare. Ovvero, deve necessariamente avere ben chiaro di quale sapere si tratta, per ignorare quello e non qualsiasi altro sapere.
Di conseguenza, conoscerà anche l’esito finale di questa Sua auto-ignoranza, facilmente ottenibile sottraendo dal Tutto la specifica conoscenza che ha scelto di non conoscere.
Vien da sé che, in un simil scenario, non vi sia spazio per l’ “effetto sorpresa”. È una sorta messa in scena con un fine non identificato.
Quindi, ne deduco che per integrare il fattore “caso” all’interno del sistema-Dio, sia necessario spogliare l’auto-limite di quel “auto”, ovvero del suo connotato intenzionale.
Da ora in avanti ogni mia considerazione si baserà sulla premessa che Dio non causa volontariamente il Suo stesso limite.
Ricapitolando, quando il Puer non attua una scelta tra un’idea e l’altra, forse per un eccesso di desiderio o per mancanza di pazienza, svariate possibilità si sovrappongono nella Sua coscienza e quindi nel Suo sogno, mettendo ogni personalità divina nella condizione di dover subire la risultante di tutte le forze che agiscono su di essa, ovvero un evento o un insieme di eventi, detti casuali. E possono essere classificati come:
-temporalmente “divergenti”, se ritenuti insoddisfacenti, ovvero capaci di ostacolarLo nel raggiungimento del massimo piacere al momento della loro comparsa;
-temporalmente “neutri”, se non apportano alcun cambiamento rilevante al momento della loro comparsa;
-temporalmente “convergenti”, se ritenuti soddisfacenti, ovvero adatti a procurarGli il massimo piacere al momento della loro comparsa.
[Da notare che questa definizione di caso rispetta quella filosofica standard: una cosa avvenuta “per caso” è tale perché non è stata determinata da una causa specifica, bensì da una mescolanza di cause (i Suoi sogni), sconnesse tra loro, che non rispettano quindi la sequenza prestabilita di causa ed effetto].
Nel mondo dei mortali vige la regola che via un tempo per ogni cosa. Una divinità, al di fuori del creato, potrebbe non comprendere a pieno un concetto come questo, che delimita il tempo e lo imprigiona nello spazio.
Dio conosce tutti gli eventi ed ogni loro teorica interazione, ma potrebbe non essere in grado di comprenderne le loro pratiche, singole o congiunte, potenzialità, se contestualizzate in un luogo fisico dove il tempo si differenzia in una serie di eventi che si susseguono l’uno dopo l’altro, che quindi iniziano e poi terminano, continuamente.
In altre parole, un Essere eterno non necessariamente ha sviluppato la concezione di frammentazione temporale, non per forza sa scandire il tempo suddividendolo per singoli eventi, dato che Lui abita in un unico tempo infinito dove avviene da sempre un Unico Singolo Evento, che è Lui stesso.
Per Sua divina natura - e senza volerci dimenticare che è anche un Dio puerile - potrebbe incorrere nell’errore** di inserire troppi eventi divini in un solo istante mortale, che in realtà dovrebbe contenerne soltanto uno, o comunque pochi.
**errore per noi, che siamo in balia della Sua indecisione, perché in realtà dalla Sua prospettiva non esistono vere conseguenze, tutto è sempre eternamente recuperabile.
Questa non è altro che l’applicazione dell’assunto, da te prestabilito e già precedentemente trattato, per il quale Dio non ha un’innata esperienza strutturale della Sua stessa creazione.
Arriviamo ora al dunque: se il Puer non causa volontariamente il Suo limite, poiché questo dipende dalla Sua natura, vuol dire che può sorprendersi?
Sì e no:
-Sì, perché effettivamente scopre troppo tardi, a fatti già avvenuti, che la Sua teoria non è esattamente identica alla nostra pratica;
-No, perché la sorpresa comporta l’ignoranza e Dio non è ignorante, anzi, è infinitamente colto.
Possiede un illimitato bagaglio di conoscenza (l’Iperbiblioteca, per citarti), ma non sempre la competenza di farne buon uso al momento opportuno. Buon uso per Sé stesso ovviamente.
L’unico modo che Dio avrebbe per evitare la Sua stessa sorpresa, sarebbe quello di cimentarsi in un tentativo d’analisi last-minute sulla moltitudine di eventi che Lui stesso ha permesso, prima che questi si realizzino sulla Terra. Non credo sarebbe difficile per Lui, ma richiederebbe in primis la consapevolezza di aver combinato un errore.
Si può concludere che Dio, per Suo limite, risulti inizialmente impreparato di fronte alla situazione casuale, e debba “attendere” il risultato dell’interazione degli eventi sconnessi per poterlo giudicare empiricamente, sulla base dell’esperienza diretta (ovvero per classificarlo: divergente, neutro o convergente).
Il giudizio è tardivo, e simula in Lui un certo grado di stupore, nonostante potremmo meglio definirla come una Sua “negligenza”.
Esponimi pure le tue eventuali perplessità.