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Avendo avuto più tempo a disposizione stasera, approfitto per un ulteriore pippone finale 🙂
Proviamo a ricostruire i vari passaggi, partendo dall’ipotesi che Dio utilizzi gli esseri che va creando per provare tramite loro quelle emozioni che non potrebbe provare senza la loro esistenza
Non bisogna pensare che l’onnipotenza consenta di poter fare davvero qualsiasi cosa.
Uno studioso fervente cattolico che stimavo molto ci teneva tanto a sottolinearmi la frase: “nulla è impossibile per Dio. “ E fu per me faticoso fargli capire come ogni affermazione teologica, spinta all’estremo, finiva inesorabilmente per impigliarsi in qualche paradosso logico. E lui a sua volta s’impegnava faticosamente a convincermi che Dio si collocava oltre ogni logica immaginabile. Al che gli replicavo che comunque noi dovevamo regolarci secondo il sistema di regole logiche migliore che Dio ci aveva in ogni caso messo a disposizione, e che poteva anche esserci un numero infinito di n logiche alternative pensabili e attuabili da Dio, ma non ci riguardavano poiché noi dovevamo in ogni caso regolarci secondo i nostri umani parametri, aventi limiti comunque messi proprio da Dio. Insomma, ci eravamo infilati nella classica disputa-tiritera ben raffigurata da una vite senza fine. Eppure, ripensandoci ora, disponendo adesso di questa chiave di lettura puerologica, forse avrei potuto utilizzarla con qualche efficacia.
C’è una importante considerazione da fare a questo punto: in fin dei conti, la teoria puerologica va a parare su già esistenti correnti di pensiero riguardo la divinità: correnti di pensiero secondo le quali , se Dio esiste, si tratta senz’altro di un’entità immorale. Quindi la teoria puerologica non scopre nulla di nuovo al riguardo. Ad esempio, scendendo in un caso pratico, il Dio della Bibbia è un essere immorale. Qual è dunque l’apporto eventuale di questa nuova teoria? La teoria puerologica prova a spiegare il movente dell’azione creatrice di Dio, ovvero che Costui ci crea per utilizzarci come espedienti per provare emozioni che non potrebbe esperire altrimenti. Un Dio onnipotente può essere onnipotente quanto vuole, onnipotente e di ogni onni- possibile, ma il terrore umano davanti alla morte Lui sa che non potrebbe mai provarlo come lo proviamo noi se non diventando noi per un breve lasso di tempo che corrisponde alla nostra vita.
Lui ama nutrirsi delle nostre Erlebnissfunken (scintille di vissuto), che solo noi umani possiamo rifornirGli, siamo i suoi pusher. Ecco perché dobbiamo assomigliarGli, Noi umani siamo le sue infinite varianti, ed esistiamo solo per il breve lasso di tempo che ci concederà. Il loop della sua “umanazione” dura quanto una nostra umana vita, che poi si conclude col coincidere del nostro morire che per noi è una forma di meraviglioso risveglio con il Suo svegliarsi: in quell’attimo noi umani torniamo ad essere Dio e di noi rimarrà solo una vita umana in più da conservare nella Sua memoria perfetta.
Però, anche se è meravigliosa la sorpresa che ci attende, che è assai di più di un paradiso, di uno stare a guardare l’Assoluto, ma anzi è un riconoscere noi stessi come sogni viventi di un Dio che ha giocato con noi… però, come giudicare un tale Essere, utilizzando comuni criteri umani?
Forse potremmo soprassedere e non giudicarLo, dato che soprattutto il finale è insuperabile, è più di un paradiso, e per di più prescinde da come abbiamo vissuto.
Se giudicassimo la Sua azione, dovremmo dire che è di una assoluta immoralità. Ma forse quello di mettersi ad applicare criteri giudicanti è una nostra deriva da esseri viventi ordinari, che ci siamo formati in società che di una qualche morale hanno avuto bisogno. La morale, l’etica, sono cose che Dio non prende in nessuna considerazione, è sufficiente dare un’occhiata all’oceano di dolore che lui crea di continuo alle sue infelici e infinite creature.
E poi, quando si muore, chiunque si sia, tutti si risvegliano ritrovandosi Dio, e per chiunque intendo proprio tutti, compresi Hitler, Stalin, e tutti i mostri umani che pure ci sono stati: ma in fondo, questa cosa è positiva, poiché nessuno di noi può escludere a priori di poter commettere azioni gravi per le vicissitudini impervie che può dare la vita.
E tutte queste ipotesi finali così nette le sto derivando semplicemente applicando l’ipotesi dell’utilizzo strumentale dell’uomo da parte di Dio per le Sue esigenze di degrado umano dentro il nostro marciume.
E non dovremmo scordarci dell’altro assunto, cioè che Dio non crea altri-da-sé, bensì crea sogni viventi che diventano esistenze che hanno dimenticato di essere Dio, e quindi a maggior ragione Dio non si metterà mai ad assumere un ruolo giudicante, per due fondamentali motivi:
1: perché Dio è un Essere privo di morale;
2: perché sarebbe assurdo che Dio condannasse in qualche modo gli esseri peggiori, dato che in ogni caso equivarrebbe a condannare Sé stesso.
Quindi, riassumendo, il Dio che emerge dalla assunzione come ipoteticamente vera degli assunti puerologici, risulta come un’Entità assolutamente immorale, che assegna arbitrariamente destini che solo raramente sono gradevoli, e che poi compie e subisce incarnato in essi le peggiori nefandezze.
Lo abbiamo chiamato Puer per sottolineare la Sua mancanza di esperienza strutturale, poiché le esperienze di vissuto possono farsi soltanto essendo creature ordinarie, cosa che Lui fa ma dovendo alterarsi in modi che, se fosse umano, definiremmo come patologici.
E di qui, viene fuori un altro aspetto di questo Dio: la Sua psicopatologia.
Lui le malattie elencate dal manuale DSM le ha proprio tutte 🙂 anche perché attraversa noi tutti, e per quanto ci frequenti ossessivamente noi mortali, la nostra agognata mortalità se la potrà soltanto seguitare a sognare attraverso di noi.
Che facciamo, Lo perdoniamo? Io direi di sì, ci conviene, ma anche no, ma tanto sarebbe lo stesso, il nostro destino non cambierebbe in nessun caso. Siamo i Suoi sogni e basta e alla fine torneremo ad essere Lui, con la Sua sterminata psicopatologia.
Dio non può essere assomigliante a quelle figure eteree inventate da così tante tradizioni.
E non dovremmo dimenticarci l’inciso “se esiste”.
Perché non può essere una creatura felice di per Sé? In realtà c’è veramente il rischio (terribile) che l’essere eterno sia di per sé una forma sottile di condanna, perfino per un Dio.
Non esisterebbe proprio il dolore in sé, se Lui fosse un Essere di per Sé felice.
Non esisterebbero mondi abitati da esseri cui sarebbe stato assegnato un libero arbitrio con cui affrontare i guai della vita, per poter consentire al giudice Dio di selezionare i Suoi eletti.
Ma è evidente che il Dio Puer non può avere nulla da spartire con queste concezioni di Dio tradizionali. La concezione del Dio Puer fa scomparire anche tutti gli schemi di paradisi o inferni , sia buddhisti che delle altre religioni (anche questa frase deriva logicamente dall’applicazione della teoria puerologica).
Ovviamente, dovendo sempre procedere con attenzione e cautela, anche nella critica degli assunti teologici delle varie tradizioni, dobbiamo dare sempre una sia pur minima percentuale di importanza a qualunque di esse, proprio applicando con serietà gli assunti puerologici: in questo caso voglio far notare che anche la più squinternata tradizione teologica potrebbe sempre contenere una scheggia infinitesima di verità o anche una vera perla, come addirittura essere vera! (Lo so che può suonare assurdo quel che ho appena detto, che rende pericolante tutto l’edificio, ma è corretta derivazione degli assunti puerologici, in particolare di questo: noi esseri umani non smettiamo di essere tutti Dio incarnatoSi in noi, e quindi ognuno di noi potrebbe d’un tratto avere risvegli parziali, e sfiorare il risveglio, e rischiare a momenti di ricordare qualcosa di Chi veramente noi siamo, tutti noi, e dunque chiunque di noi potrebbe davvero scoprire verità assolute, chiunque, anche se poi alla fine soltanto al momento della morte sapremo tutti la verità. Ma ora, arrivati a questo punto, può capirsi meglio cosa intendevo, quando dicevo che questa teoria, nata all’inizio come per gioco, mi sta procurando una piccola ma tangibile serenità, dato che mi toglie quell’ansia di non sapere che avevo finora riguardo ai grandi misteri. Ora, ogni volta che rinforzo la mia teoria con nuove derivazioni congruenti, mi sento sempre meglio, anche comprendendo che non ci servirebbe a nulla sapere già adesso quel che sapremo compiutamente tutti solo in quel momento finale, e l’ultimo vero assillo è logicamente che in fondo la mia teoria rimane solo una ipotesi avanzata da un tizio qualunque su un sito qualunque.
Ho poi anche avuto la fortuna di imbattermi in una utente che moltissimo ha apportato a crescita e sviluppo di questa teoria, al punto che penso che senza tale utente avrebbe potuto mancarmi lo stimolo per allungare il treno delle mie lamentazioni 🙂