Eʀυ
Ciao ERU 🙂
Scusami per il ritardo nel risponderti, ma sono transitato per una settimana piuttosto convulsa.
Approfitto ora della pace notturna per rifilarti il mio ennesimo pippone 🙂
Esiste una (discussa) patologia, chiamata disturbo dissociativo dell’identità, di cui è paradigmatico il celebre caso di Billy Milligan: https://it.wikipedia.org/wiki/Billy_Milligan
Sembra insomma possibile che una persona possa ospitare in sé una pluralità di personalità anche estremamente divergenti tra loro.
Mi rendo conto che si tratta di un’ipotesi ardita, ma il processo di creazione da parte di Dio lo si potrebbe interpretare come una intenzionale Sua dissociazione in una infinità di identità secondarie.
Per questo processo di creazione tramite autodissociazione d’identità potremmo scovare delle analogie con quanto si verifica in tutti noi umani durante la fase onirica del sonno.
In cosa consiste il sogno? In che tipo di realtà ci caliamo quando sogniamo?
Non sappiamo ancora con sicurezza quali funzioni psicofisiologiche abbia il sognare, ma possiamo avanzare un’ipotesi plausibile su alcuni aspetti dei fenomeni onirici.
Ora svilupperò un paradossale raffronto tra due situazioni tipicamente umane. L’essere umano che sogna è paragonabile allo scrittore autore di un romanzo, ovvero è un piccolo Dio, nel senso che il sognatore è il demiurgo dei propri sogni, nell’analogo modo in cui lo scrittore che scriva un romanzo ne è il padrone assoluto, in quanto ha la potestà totale di vita e di morte su tutti i suoi personaggi. Ma l’analogia tra il sognatore e l’autore di romanzi è in un certo modo sbilenca, poiché vi è una sostanziale differenza tra gli stati di coscienza dei due soggetti. Infatti, lo scrittore può anche immaginare se stesso in stato sognante mentre concepisce il suo romanzo, ma mentre crea le sua pagine il suo stato di coscienza è ben lucido e consapevole. E invece così non avviene nel sognatore, che è sì il sovrano assoluto del proprio mondo onirico, ma è obbligato, reso incosciente dalla normale fisiologia, ad assistere oggettivamente impotente al dramma onirico, al punto che, se lo potesse, contesterebbe quanto ho appena scritto, cioè che egli, il sognatore, rimane comunque il padrone assoluto dei suoi sogni. Con un semplice esempio chiariamo meglio in che senso il sognatore rimane l’autore padrone e demiurgo dei suoi sogni. Se io mi sogno una serie di persone defunte e mi metto pure a dialogare con loro, e al risveglio mi fosse rimasta impressione vivissima di non poter escludere a priori che davvero qualcuna di loro mi abbia realmente visitato, sbaglierei, poiché io rimango autore della totalità dei contenuti del mio sogno, senza eccezioni, e quindi anche se avrò risentito la dolce voce femminile di mia madre defunta, dovrò rendermi conto che niente di lei se non il suo ricordo ha preso parte al mio scenario onirico. Noi siamo autori registi e sceneggiatori totali dei nostri sogni, e l’unica effettiva differenza rispetto agli scrittori di romanzi consiste da una parte nella perdita di coscienza come sognatori e dall’altra nella conservazione della lucidità cosciente da parte degli scrittori. Abbiamo notato la piccola ma sostanziale differenza tra il sognatore e l’autore di romanzi, piccola perché comunque entrambi sono da considerarsi analoghi a Dio nelle loro diverse situazioni. Ma vediamo ora in che modo Dio si differenzia a sua volta sia dal sognatore che dall’autore di romanzi, mentre tuttavia viene a delinearsi una forte analogia tra tutti costoro, il sognatore, lo scrittore e Dio.
Il sognatore crede fermamente reale ciò che sta sognando, e scalcerebbe e agirebbe a più non posso se non fosse salvaguardato dalla provvidenziale paralisi onirica, ed il suo potere da sovrano dei suoi sogni è in fondo ben miserevole: abbiamo detto che costui è padrone assoluto del suo sogno ma dobbiamo aggiungere che costui non è nemmeno compos sui, non è padrone nemmeno di se stesso, in quanto privo di coscienza, e non solo, il suo livello di controllo sul suo sogno è praticamente zero, poiché il sogno di cui lui resta il proprietario e padrone assoluto gli sfugge totalmente da tutte le parti, sorprendendolo ad ogni istante. Il sognatore è quindi portato a credere che il sogno gli provenga tutto dall’esterno, mentre ribadiamo che invece viene tutto dall’intimo della psiche del sognatore stesso. Parti sconosciute del sé gli inventano lo scenario onirico, ma sempre lui ne rimane l’autore in toto. E quanto è labile ed elusivo il sogno! Non appena arriva il risveglio, scompare in un baleno, sfugge via fulmineo anche dal ricordo. Il sognatore sa di avere sognato ma già non se lo ricorda più e tenta malamente di ricostruirlo.
Come si può notare, vedremo ora come è enorme e incolmabile la differenza tra l’umano sognatore e Dio.
Il sognatore che in stato incosciente crea il proprio sogno da una parte, e dall’altra Dio che crea il Suo sogno speciale, che noi umani chiameremo la Realtà.
Dio è il Sognatore speciale che è totalmente padrone dei Suoi sogni: lui è sempre più che lucido, e soltanto lo scrittore di romanzi gli assomiglia un po’, ma quest’ultimo solo nei suoi romanzi.
La differenza tra i sogni umani e la Realtà divina è che Lui, quando ci sogna ci fa esistere nel Suo scenario, ed ha un potere assoluto sia su Sé stesso che su di noi.
Ma a questo punto del discorso possiamo concludere integrando anche la teoria del Dio come Puer aeternus, che sostiene che Dio non crea mai persone realmente altro-da-sé, rimanendo sempre soltanto Uno e Unico, pur nella pluralità infinita di identità che lui, da Sognatore assoluto, ricorderà in eterno, poiché solo il sognatore umano può avere amnesie, e mai invece Dio.