Mitchell sì, molto probabile. La definirei una situazione volutamente creata di "rischio controllato". I principali attori mondiali (USA in primis) quindi trovano il giusto compromesso per interessi puramente economici, compromesso fra pace assoluta e guerra totale: la seconda è una catastrofe per tutti, la distruzione totale non conviene a nessuno, tuttavia la prima farebbe fatica a giustificare la rotazione settoriale, maggiore investimento in difesa e industria, rilanciare dei settori dell'economia appunto; a maggior motivo se gli USA hanno l'immagine di "proteggere" Europa e la NATO, dev'esserci un clima di tensione che incentivi produzione, riarmo, oltre che il nostro ruolo di subordinazione nei confronti degli USA. Poi tutta l'incertezza di mercato che ne deriva crea molte opportunità speculative.
Diciamo quindi che la cosa è sicuramente voluta (appunto, specie nel post 2022 il mondo sembra correre in modo esagerato), lo scopo è rafforzare l'economia statunitense, facendo correre alcuni settori (difesa, industria e anche beni rifugio); anche la politica dei dazi di Trump - vedi il modo in cui l'ha gestita - indica chiaramente un bilancio di interessi in termini di rischio controllato. La minaccia della guerra è uno strumento più efficace della guerra stessa e, salvo gravi errori di calcolo (lanciare un missile nel posto sbagliato) tendenzialmente questo giochetto continuerà a portare ricchezza ai big (se hai paura, scegli settori difensivi, beni rifugio, sposti capitali dove c'è maggiore idea di forza, solidità).