Scrivo con una richiesta implicita di voler ricevere soluzione ai miei quesiti, rivolti alla parente che mi ha mollata emotivamente: come fa a non fermarsi nella sua quotidianità, tra uno studio e l'altro e non chiedersi: "ma cosa sto facendo?". A non domandarsi: "come mia cugina Ambra sta vivendo, obbligata a frequentare l'ambiente scolastico contro le sue volontà e capacità?". Non si auto-chiama in causa, poichè io potrei compiere un gesto estremo in qualsiasi istante (non per forza suicidarmi subito, ma anche scappare di casa e arrivare a morte naturale per ovvie cause) e lei avrebbe potuto fare qualcosa e ha deciso di no? Come fa a non avvertire un senso di ingiustizia, di vendetta, nel non farla pagare ai miei genitori che un anno e mezzo fa orsono mi intimava di denunciare? Io non capisco come una persona che ti è stata affianco per 4 anni in situazioni del genere, giorno dopo giorno, riesca adesso a conviverci giornalmente con la sua allontananza, a riuscire a continuare a studiare, sorridere, fare i quiz teorici per la patente B senza che la sua mente si distragga neppure con una domanda rivolta a me. Voi, come ve lo spiegate? Non può semplicemente dirsi: "me me frego". Me ne frego dell'esistenza di mia cugina, di rischiare a venire imputata a 18 anni per omissione di soccorso? Come posso anche solo minimamente pensare che la mia scelta non abbia delle responsabilità non solo morali, etiche, civili e di qualsivoglia tipo, ma anzitutto legali? Mi sta consumando letteralmente la sua decisione. Ditemi se questa è una cugina, che decide di portare la sua a morte non solo spirituale ma quasi fisica, per la propria infantilità, immaturità ed egoismo. La mia esistenza, vale le scelte degli altri? La mia esistenza, è meno importante delle loro arroganza e ignoranza? Io non ce la faccio più, non posso permettere che i comportamenti altrui mi logorino ma non posso nemmeno evitare che non accada.
È l'assurdità di queste situazioni a lasciare più sgomenti. Da una parte sento il bisogno di continuare a parlarne perché ho bisogno di sfogo e liberazione, ma dall'altra, continuare a farlo e pensarlo mi arreca più malessere e stress.