Specchio800
Due anni fa parlavo con la mia migliore amica, ragazza che ha sempre avuto tutti 10 a scuola, letteralmente la media del 10 spaccato, laurea con 110 lode e menzione nei tempi giusti, eccetera.
E.. Mi ha sconvolta questa sua frase:
"Io non mi ricordo niente del passato, non ricordo cosa mi piaceva e cosa no. Non ricordo un singolo giorno delle elementari, né una bella attività delle medie, delle superiori non so quasi nulla. Io studiavo, ma oggi non so cosa provavo in quei momenti, cosa mi piaceva. Se tornassi indietro vorrei solo fare un po' di meno, e avere il tempo di provare qualcosa, di affezionarmi"
avere il tempo di affezionarmi
È stato un discorso che iniziò e finì là. D'altronde non sapevo cosa dire, però mi stupiva che una ragazza così intelligente e sensibile non associasse alla scuola alcun ricordo.
Poco dopo ho iniziato ad insegnarci, in quelle scuole, e anche se per poco, e senza pretese ho avuto occasione di rispondere a quell'interrogativo che mi era rimasto.
Non avrei mai pensato di poterlo dire ma: a scuola si fa troppo, di tutto. Il cervello dei bambini viene sottoposto ad uno stress, viene ingolfato di nozioni come il fegato delle oche all'ingrasso. Questa è la mia impressione. Vedo miriadi di voti, interrogazioni in scienze motorie (non basta fare due ore di movimento, no, bisogna avere il libro anche lì, imparare milioni di nomi), compiti di religione alle ultime due settimane di scuola, 7-8 voti a quadrimestre in tecnologia (2 ore a settimana), pagine di nomi sempre più specifiche, tutto ugualmente importante, tutto ugualmente "da sapere".
Sono saturi, non gli sta più niente nel cervello, e non è una semplice critica al "nozionismo" perché quello ci può anche stare, è che con la scusa del "la cultura è importante" stiamo mettendo sullo stesso piano la correttezza sintattica con la conoscenza del funzionamento di una centrale nucleare, stiamo mettendo la conoscenza dei macro-avvenimenti con le minuzie descrittive, abbiamo libri di antologia con centinaia di brani ma poi leggere un libro intero è un'impresa titanica perché abbiamo educato l'interesse a fermarsi a quelle due pagine sul libro di testo.
Ma perché in arte non si può solo disegnare? Perché la storia dell'arte va fatta sul libro? Perché non si possono riprodurre i vari stili senza milioni di pagine?
Perché la storia della musica non può essere fatta suonandola e ascoltandola? A cosa serve l'istituzionale test scritto, cosa ricorderanno?
"Eh, ma se non fai il compito non studiano"
Ma il nostro obiettivo è che studino o che.. Imparino? Perché non tutti gli apprendimenti vengono interiorizzati nello stesso modo. Un evento storico lo devo "studiare" dal libro, ma la musica di Bach.. "Che me ne frega del libro?" Mi basta sapere che sta a cavallo tra '600 e' 700, poi è molto più divertente scoprirlo, ascoltarlo, indovinare gli strumenti delle sue musiche, vedere lo splendore delle corti, stare in silenzio e ascoltare.
L'abuso di informazione è questo, è un enorme stress per mente e corpo, una dura prova dove bisogna sapere tutto, tutto è importante e dobbiamo sapere tutto perché poi dobbiamo dimostrare di saperlo. Siamo in perenne difetto verso questo mostro che è il sapere, ed ingloba con la stessa forza o congiuntivi e la geografia fisica della Moldavia, le frazioni e la produzione dell'aceto. E dinanzi a qualsiasi di queste carenze, il docente incalzerà con un "non si può non sapere questo" al quale l'alunno risponderà, sostenuto dal furente genitore, con un indistinto "non si può sapere tutto!", dove "tutto" è qualsiasi cosa, in un'eterna gara di giustifiche e contrattacchi, di lamentele e programmi da svolgere, di pretese e sgridate, di responsabilità delegate e capricci eretti a diritti, va tutto bene ma non va bene niente, è tutto importante ma poi non lo si può sapere per forza.
Questa confusione è l'abuso di informazione, un cervello in crescita viene sottoposto ad uno stress che consente di mantenere vivacità e curiosità per il sapere solo in pochissimi, e per il resto è tutto un grigiume dove si spera che il professore scioperi così me ne torno a casa, perché "non ne posso più". E non ne può più nessuno.
Tutta questa informazione non viene trattenuta, non arricchisce, e non educa. E sì, dilata l'ignoranza. Non dico che debba tornare ad essere elitaria, ma che sia giusto semplificarla, renderla chiara, diversificarla. L'informazione deve accendere la curiosità per sé stessa, viceversa non verrà mai ricordata per davvero, creando un'illusione di conoscenza, una presupponenza di sapere laddove, invece e semplicemente, si ha qualche nome in testa, senza memorie.