Perdonami se non centro il buco, ma vorrei riferirmi alla mia piccola esperienza ancora in corso qui in Sicilia. Ho consapevolmente scelto una meta non turistica, mi piace vivere la realtà di un paese non frequentato da turisti. Voglio vedere compare Turiddu che zappa la terra ad agosto, il trerruote che annuncia il pesce al megafono, la signora che butta acqua e detersivo dal balcone, io amo osservare come vive la gente di un luogo, in questo modo riesco anche a capire perché sono legati ad un posto che al mio occhio estraneo sembra impersonale. Quando sono arrivata in questo paesino ho notato per primissima cosa i manifestini dei morti fuori ad ogni porta. Ogni casa, due-tre defunti ad accoglierti al varco. Inquietante ma adorabile. Non potevo crederci, sarà il covid? il vaccino? una catastrofe collettiva? Dovevo capire e mi sono letta quasi tutti i manifestini del paese, erano in onore del 20esimo anniversario della morte, 25esimo, decimo, terzo, ecc. Praticamente è un’usanza per tenere vivi i morti. Poi ho fatto amicizia con tutti i paesani del vicolo, mi hanno regalato limoni (buonissimi anche da mangiare), vino del posto autoprodotto, melone giallo, pomodorini buonissimi, insomma tutti doni inaspettati che diventano strumento di conoscenza della loro terra, oltre che di squisita gentilezza. Beh io quasi quasi resto qui! E avrò anche il manifestino assicurato per 30 anni in cui farò scrivere “Polvere sulla sua polvere diventó”