Ovviamente so bene che, come disse Engels, siamo tutti empiristi. Figuratevi. Ciascuno di noi, a meno che non sia un folle o un ideologizzato, è consapevole cha la filosofia non dà risposte definitive e che le uniche due correnti accettabili sono l'empirismo e l'edonismo. Siamo tutti empiristi nella misura in cui non crediamo in qualcosa a meno di una dimostrazione scientifica e siamo tutti edonisti per la realtà che sembra ontologicamente vacua. Sono d'accordo. Sono d'accordo anche - pensate - sull'inconsistenza dei sistemi filosofici. Ma c'è un però.
L'inconsistenza dei sistemi filosofici va di conserva con l'inconsistenza dei sistemi positivi\scientifici. Se impenetrabile è anzitutto la struttura interna della realtà, noumenica, di riflesso anche quella esteriore, fenomenica, sulla cui indagine poggiano i sistemi scientifici, diventa incomprensibile. Se insomma non so rispondere al ''ti estì?'' socratico\platonico, al ''che cos'è la realtà?'', a quella domanda che qualificherebbe il mondo che mi circonda, mi mancherà sempre un tassello fondamentale.
Questo tassello troppo spesso viene banalizzato con dei luoghi comuni e delle definizioni facili: ''la realtà è frutto del caso'', ''siamo qui per caso'', ''il destino non esiste: siamo noi che lo creiamo'' ecc. ecc.
Insomma, la sagra della pochezza.
Diodoro Crono lascia una questione aperta e dimostra che il ragionamento filosofico è ancora in grado di far vacillare le fondamenta della modernità.
Non solo lui, ma tantissimi altri pensatori mettono in crisi il paradigma, quali Parmenide, Platone, Aristotele, Spinoza, Berkeley, Cartesio, Leibniz, Hegel, Fichte, Bergson, Heidegger ecc. ecc.
Morale della favola: la ragione non si accontenta mai.
Colui che volge le spalle alla filosofia e la svaluta per partito preso è uno che, parafrasando Platone, ha gli occhi per vedere le cose ma non la mente per comprenderle.