Il dollaro può perdere il suo status?
Da marketscreener.com, vediamo questa notizia. Dall'inizio dell'anno, la politica di Trump che ha fatto crollare tutte le Borse, USA in primis, ha fortemente svalutato il dollaro (da EUR/USD = 1,03 a gennaio, fino a toccare il picco di 1,15 il 21 aprile, poi una lieve discesa con assestamento fra 1,13 e 1,14). L'indice US Dollar Index (tradingview.com), che indica la "forza" del dollaro rispetto alla media delle altre valute mondiali, è ai minimi dal 2021. Da un lato l'indebolimento del dollaro era voluto (i dazi erano lo strumento) poiché agevolerebbe l'export, d'altra parte però la tensione commerciale globale ha reso scettico il mondo ad acquistare prodotti USA (ed era prevedibile la cosa!) oltre al fatto che, con un dollaro debole, l'import americano risulta più costoso e alimenta l'inflazione, spingendo il mercato obbligazionario a discapito dell'azionario.
È vero che in questo periodo, il deflusso dal mercato statunitense potrebbe continuare e che quindi il dollaro potrebbe ulteriormente svalutarsi, c'è da dire però, che perdere il proprio status significa trovare una valuta in grado di sostituirlo: l'euro non è ancora all'altezza, lo yuan cinese nemmeno, il dollaro statunitense quindi, che resta usato per l'88% del commercio globale, almeno nel breve termine non perderà certo il proprio status di valuta di riferimento, questo secondo tutti gli analisti. Inoltre, a parte l'andamento euro/dollaro nel breve termine, è comunque probabile che, salvo gravi imprevisti e lacune di solidità nelle aziende statunitensi, l'attuale mercato azionario, ben al di sotto dei massimi raggiunti a metà febbraio 2025, possa dire "il peggio è passato" e quindi iniziare ad attirare investitori, dato che aziende solidissime (Google, Microsoft) di fatto si trovano ancora in forte svalutazione, vale a dire che per il medio-lungo termine è l'occasione di acquistarle a prezzo scontato.