Premetto che sono convintamente antifemminista, personalmente sono per la parità assoluta senza bisogno di "aiutini", "quote rose" e minchiate varie. La mia parità è parente stretta dell'indifferenza: per me se una cosa la fa un uomo o una donna, sono indifferente, al punto che non mi metto a contare quante donne e quanti uomini, per me sono tutti esseri umani. Poi c'è la natura, e i suoi ormoni bastardi, che fanno sì che, fino ad una certa età, si ragioni con le gonadi e non con il cervello, molto al di là di quanto il bisogno riproduttivo richiederebbe. Però, liberati dagi ormoni, ad una certa età, si raggiunge la saggezza, lo stato di Atarassìa, come dicevano gli antichi greci, e si può giudicare senza l'influsso nefasto degli ormoni. E personalmente trovo insopportabile il comportamento di quelle donne che, per raggiungere i loro obiettivi nella vita, usano il corpo per "accalappiare" i maschi di turno, vuoi attraverso atteggiamenti da meretrice in pubblico, vuoi attraverso la seduzione di tipo sessuale nel privato, per raggiungere il matrimonio, il concepimento di un figlio, etc... Insomma, l'idea di "far fruttare" quello che si ha tra le gambe, è di uno squallore cosmico, pari solo allo squallore di chi si fa sfruttare. Credo che il problema, dal punto di vista antropologico, vada di pari passo con il lungo processo di liberazione femminile, che ha portato, da un lato, alla consapevolezza del proprio fisico, dall'altro alla mercificazione delle libertà guadagnate, solo in parte dovuto al ruolo subalterno della donna nelle società passate. In realtà è molto più comodo e meno faticoso guadagnarsi il pane mostrando i glutei piuttosto che con un sano, onesto ma duro lavoro.