È molto difficile stabilire criteri di felicità o infelicità. Mi è capitato addirittura di avere a che fare con famiglie provenienti da paesi molto integralisti dove tuttavia si era trovato un equilibro, non so dirti se fossero felici tuttavia mi sono parse serene, che forse è ancora più importante o, per lo meno, lo è nella mia personale scala di stati d'animo.
In ogni caso, a prescindere dai singoli esempi, credo che molto dipenda dal contesto... Ci sono paesi dove vigono alcune correnti di Islam molto conservatrici (in particolare derivanti dai sunniti, ma può avvenire anche con gli sciiti) che riconoscono l'utilità della violenza e adottano una vera e propria teocrazia con hna Sharia rigidissima: in questo caso penso sia difficile, se non impossibile - in linea generale poi i singoli casi esistono sempre - essere "felici" poiché si vede la propria vita e la propria morte dipendere al 100% dagli uomini della famiglia, e si è sempre seconde alle priorità maschili, dal letto al tribunale, dalla sanità all'istruzione.
Diversamente si può dire di questi paesi importati da uno spirito sufi, più ascetico, dove la religione viene proposta anche a livello governativo in un'ottica più laica, come un fine per stare meglio con la propria anima e non un'insieme di leggi rigide e potenzialmente fatali se non rispettate. In questi paesi credo che ci sia uno stile di vita che favorisce sicuramente una maggiore serenità sociale a beneficio della felicità femminile.
Se t'interessa la questione, suggerisco Persepolis di Marjane Satrapi in quanto descrive in prima persona la trasformazione dalla Persia in Iran, insomma da stato socialista progredito con libertà d'informazione, ad una repressiva teocrazia. L'autrice approfondisce bene a parer mio la visione dell'Islam e della donna nella società islamica "prima" e "dopo".