Reflexo
La nostra mente mortale non può concepire la "non-esistenza" in quanto tale, ma solo ed esclusivamente come assenza di qualcosa.
Il binomio essere/non-essere non ha consistenza reale, non è un’esperienza, è un costrutto umano.
Ciò che “non è” viene sempre pensato dalla psiche come qualcosa di conosciuto che ha cessato di apparire ai sensi, come un essere che si ritira, non come un vero nulla.
In questo senso, il non-essere è sempre concepito a partire dall’essere, come sua negazione o mancanza.
Ma il nulla non può mancare, non può smettere di esistere, perché non è mai esistito: non è.
Il nulla è inimmaginabile, indicibile, e già affermare questo è un paradosso, poiché sto attribuendo qualità a ciò che, per definizione, non le ha, violando la sua stessa natura.
Di conseguenza, ogni scelta possibile è confinata nel campo dell’essere, entro ciò che possiamo pensare e sperimentare.
La vera alternativa, allora, non è tra essere e non-essere, ma tra sofferenza e assenza di sofferenza.
E poiché ci troviamo nel regno dell’essere, entrambe possono coesistere.