misterxyz1979
La medicina è oggi molto prudente, e questa prudenza è comprensibile: nasce per proteggere i pazienti da abusi, da illusioni pericolose, da truffe mascherate da cure miracolose. Ma in certi casi estremi - come tumori avanzati e malattie degenerative senza cura - il rischio diventa parte integrante della scelta etica del paziente.
Si parla molto del diritto a morire con dignità, ma troppo poco del diritto a vivere con audacia, soprattutto quando la speranza passa per strade rischiose, ancora inesplorate, ma non necessariamente folli.
Il diritto a vivere pienamente comprende anche il diritto a rischiare, se c’è una possibilità, seppur piccola, di beneficio. La medicina dovrebbe forse evolvere anche in questa direzione: riconoscere che, per alcuni pazienti, il pericolo non è la morte, ma l’immobilità della speranza. È sentirsi dire: “non possiamo fare nulla” anche se esistono terapie nuove, non ancora approvate. È vivere il tempo che rimane nell’attesa passiva, quando si preferirebbe giocare il tutto per tutto. Non avere scelta, talvolta, è peggio della fine.
Potremmo allora immaginare un sistema sanitario e legale che offra la possibilità di sottoscrivere un “testamento di speranza”, dove il paziente dichiara, in piena consapevolezza: “Accetto volontariamente cure sperimentali ad alto rischio, se esiste una probabilità significativa di beneficio”. Allo stesso tempo, questo strumento dovrebbe tutelare i medici e i ricercatori da conseguenze legali ingiuste, se agiscono con correttezza, trasparenza e rispetto della volontà del paziente.