Permettimi di dissentire. Ora sei ancora libera, al di fuori del mercato, e sei ancora padrona del tuo destino. Conosco bene l'ansia da esame, ancora oggi ad anni e anni di distanza ho incubi su esami da sostenere di nuovo, e mi sveglio urlando. Ma il lavoro, credimi, è peggio. Tu hai una idea di lavoro piuttosto ristretta, al giorno d'oggi o sei uno statale, oppure il lavoro te lo porti a casa, te lo porti nel cervello, quello che non hai finito oggi ti tormenta la sera. Poi ci sono preoccupazioni serie, molto più serie di un esame che, alla peggio, ridarai alla prossima sessione. C'è il problema della difesa del proprio posto, della carriera, dei colleghi, del tuo capo, di un lavoro che non ti soddisfa, la retribuzione, etc... E sono problemi veri, seri. Capisci tutto il primo giorno, quando,svegliandoti, ti accorgi che da allora in poi, tutti i giorni ti sveglierai alla stessa ora, non potrai dire "oggi non vado" come fai all'università. Gli esami saranno tutti i giorni, quando dovrai rendere conto del lavoro fatto, e dovrai sempre dimostrare chi sei. In più ci sono le ingiustizie, le raccomandazioni, i palloni gonfiati, la preoccupazione per un posto di lavoro che si può sempre perdere. Io ho lavorato in cinque aziende che sono fallite, e ti assicuro che quando inizi a sentire la parola "crisi", ti si accappona la pelle, ti accorgi che ti devi mantenere da sola, che il tuo futuro dipende da te e che nessuno ti verrà a proteggere o ad aiutare. Per questo ti dico: meglio l'università, meglio la spensieratezza di quei giorni. Lo so cosa significhi studiare (ho preso due lauree, di cui una in ingegneria, non semplicissima), e so quante energie si spendono, ma il lavoro è molto peggio, è stress continuo ed imprevedibile, è logoramento quotidiano fino alla fine dei tuoi giorni.