Pork_Eater Perché tu confondi quello che vorremmo essere (e non abbiamo il coraggio di essere) con quello che siamo.
No, non sempre si tratta di coraggio. Seguimi, invece di tacere: prendiamo te come esempio. Scusa per eventuali errori biografici, è che non ti conosco, ma l'esempio fila comunque, pertanto prendilo come una riflessione non ad personam: tu qui sei una sorta di editorialista. Scrivi trafiletti interessanti (a mio avviso sbagliatissimi molte volte, in cui l'ego prevale sulla sostanza, però va bene così) e contribuisci - in certa misura - a tratteggiare il volto, per così dire, intellettuale del sito. Però tu nella realtà sei solo un umile bibliotecario, e la tua funzione si esaurisce nell'assistenza delle persone interessate a comprare libri. Quando è finito il tuo turno, torni a casa, cucini il pranzo o la cena e non c'è nient'altro ad attenderti, se non questa piccola realtà parallela in cui emergi come un protagonista autorevole.
Ergo, l'antro platonico ha senso eccome: c'è uno spartiacque esistenziale tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. E ciò che siamo è condizionato dalle evenienze della vita. E non sempre trattasi di coraggio, ma anche di possibilità oggettive. Non a caso, nel testo, ho impiegato l'espressione "motivi contingenti". Non so se hai mai sentito dire la parola "contingenza", ecco, la contingenza è quell'evento X accidentale che condiziona un percorso. Tu non sei ciò che vorresti, o avresti voluto essere, per cause semplicemente accidentali, che il più delle volte non dipendono da te. Viceversa, ciò che tu vorresti essere, DIPENDE autenticamente da te, perché inerisce alla tua volontà singolare.
Tu eri su Yahoo Answers? Ricordi quel tizio omosessuale che riversava le sue frustrazioni nel sito perché impossibilitato a fare coming out, date le ristrettezze mentali della famiglia? Ebbene, la famiglia non sapeva ciò che lui era: noi sì. La famiglia non sapeva ciò che lui voleva VERAMENTE dalla vita, noi sì.
Credere che ciò che siamo esternamente che è dettato da motivi, ancora una volta, contingenti, sia più reale di ciò che vorremmo essere, è semplicemente infantilistico. È come dire che il Pork Eater che noi conosciamo in superficie sia più reale del Pork Eater autentico, che è la voce interiore che lo inabita.
Come direbbe Stirner: "noi siamo molto di più che uomini: siamo individui".
C'è una dimensione pubblica, che è l'ombra e c'è una dimensione privata, che è il sole.
E sì, il mondo virtuale dà sfogo ognora alla nostra vera natura, che è una sostanziale massa informe, tutta uguale e prevedibile, perché vogliamo tutti - eccetto qualche variabile - le stesse cose.
In tal senso, Hobbes fu illuminante secoli fa. Molto più che uno Svevo.