ci sono troppe variabili per dare una risposta generica;
durante un incontro sportivo la probabilità di subire lesioni fatali è molto bassa: ci sono arbitri, regole, registrazioni video, spettatori, testimoni, vengono indossate le stesse protezioni, entrambi gli atleti sono a conoscenza dell'incontro programmato diversi giorni prima, sono tesserati e assicurati, consensienti, hanno deciso deliberatamente di partecipare, competono nella stessa categoria, sono sottoposti agli stessi controlli, si sono allenati e preparati a lungo con le stesse tecniche, sono entrambi disarmati e lo scontro è alla pari uno contro uno;
in uno scenario di reale aggressione non c'è nulla di tutto questo, pertanto le reazioni del sistema ortosimpatico non sono comparabili con quelle di una gara sportiva;
alcuni istruttori sostengono che bisogna ricercare la paura per sfruttarla a proprio vantaggio, ma in verità sono reazioni abbastanza involontarie su cui abbiamo poco controllo; in caso di paura il sistema nervoso farà una stima automatica approssimativa delle proprie esperienze, capacità fisiche e del terreno di scontro, pertanto, se l'atleta si trova di fronte a una situazione già superata, la paura potrebbe ingenerare più una reazione di lotta, in altri casi, per esempio uno strangolamento esotico mai affrontato, può ingenerare altre reazioni come la necrosimulazione, che impedirà all'atleta di reagire;
il controllo della ventilazione può influenzare queste reazioni involontarie e le capacità di reagire, può essere allenato, è molto importante, ma non è minimamente in grado di prevenire, spegnere o evocare le reazioni ortosimpatiche