Mamma mia, è la prima volta che concordo con te al 100%. Dovremmo parlare più spesso di cinema, piuttosto che di politica. Avendo diversi anni sulle spalle, ricordo gli esordi di entrambi. La grossa differenza tra i due è stato l'ambiente in cui hanno lavorato. Banfi è stato uno che ha dovuto fare la vera gavetta, il classico comico meridionale che nasce addirittura dall'avanspettacolo. Benigni nasce in un ambiente molto più politicizzato. La sua carriera è stata "avviata" proprio in ambito artistico-politico, spinta dalla sua militanza nel PCI. Poi, a posteriori, uno come lui sarebbe emerso comunque, però parte della sua fama iniziale è stata dovuta alle amicizie conquistate con la attività politica. E in quell'ambito ha sempre svolto la sua carriera di comico: le sue performance si sono sempre basate su contenuti satirici nei confronti della politica. Per questo, col passare del tempo, la sua comicità ha perso di mordente, e, al pari di Banfi, finita l'epoca in cui quella comicità era spendibile, ha dovuto cambiare genere. Risultando in questo, meno credibile di un Banfi, che è invece riuscito a riciclarsi meglio, passando dalle commedie con la Cassini e la Fenech o l'allenatore nel pallone, in ruoli più moderni, anche se di poco spessore intellettuale, ma comunque nazionalpopolare. Benigni ha cercato la strada alternativa dell'intellettuale di sinistra, del "guru" anni '70 e '80, ma fuori dal tempo, in maniera politicamente corretta, e, sostanzialmente, senza averne le capacità. Ormai rimane l'icona, la reliquia, la statuetta della madonna che lacrima, ma è privo della verve, e, cosa ben più grave per lui, dell'autorevolezza per dire certe cose.