Al di là della liceità di certe scelte, che pare ovvia, c'è un problema di fondo: non lavorare significa uscire per sempre dal mercato del lavoro, cioè rinunciare, a vita, a far parte attiva della società. Spesso chi rinuncia a lavorare per accudire un familiare, crescere un figlio, etc... pensando di aver fatto un affare, in realtà sta solo castrandosi da solo. Il figlio crescerà, il genitore morirà, etc... e a restare "con il cerino in mano" sarà la persona che l'ha accudito, e che non potrà più tornare nel circuito del lavoro. E quindi dovrà a vita restare a ricasco di qualcuno che gli passerà i soldi per vivere. Fare certe scelte per un limitatissimo periodo di tempo, prendendosi aspettative, congedi e quant'altro, è già un qualcosa che ci creerà problemi al ritorno al lavoro. Ma scegliere di non lavorare significa rinunciare ad avere una vita propria, e a mio giudizio è una scelta irresponsabile. Bisogna trovare il modo di conciliare il lavoro con l'impegno che si vuol prendere. Per i genitori anziani esistono badanti, per i figli con difficoltà esistono appositi istituti, etc... che consentono di lavorare part time. Io vedo tante persone che dicono di essersi sacrificate abbandonando il proprio lavoro, e rimpiangono di non avere più alternative.