_Xavier_(kindyeeeh) beh come prima cosa hai trovato comunque persone poco educate: voglio dire, anche se ci fossero lacune o imprecisioni sull'argomento, che senso ha insultare? Semmai argomentare con fine costruttivo.
Diciamo che Epicuro suddivide i bisogni in tre categorie (vedi it.wikipedia.org/wiki/Epicuro#Edonismo):
- naturali e necessari (mangiare, bere, ripararsi): <<questi soddisfano interamente poiché essendo limitati possono essere completamente colmati>>
- naturali ma non necessari (piaceri superflui, bere vino di qualità): <<certo non avrò più sete ma desidererò bere vini sempre più raffinati e quindi il bisogno rimarrà in parte insoddisfatto>>
- né naturali né necessari (desiderio di gloria, fama, ricchezza): <<questi non sono naturali, non hanno limite e quindi non potranno mai essere soddisfatti>>
Quindi concordo su quanto hai detto, che appunto solo la prima categoria di bisogni può essere completamente soddisfatta (quindi solo questi ci permettono di raggiungere l'atarassia). Nota, considera che Epicuro è vissuto nel IV-III secolo a.C., quindi per dire, anche concettualmente è ben diverso dalla Piramide di Maslow per la classificazione dei bisogni, ideata nel Novecento! Va tutto preso e valutato in riferimento al contesto.
Giusto quanto dici su Schopenhauer, visione fondamentalmente pessimista (l'uomo cerca sempre nuovi bisogni da soddisfare, l'appagamento sarà quindi solo temporaneo, l'esistenza è quindi fondamentalmente infelice, l'essere umano "vuole sempre di più", ed è questa la causa di sofferenza).
Come differenza fra i due, Schopenhauer alterna dolore e noia come fasi che caratterizzano l'esistenza (dolore quando non abbiamo ancora soddisfatto il bisogno, noia quando lo abbiamo ottenuto ma la cosa non ci soddisfa più, si innesca quindi un circolo vizioso che punta a "qualcos'altro", da qui quanto ho detto prima "l'uomo vuole sempre di più" e questa ricerca non può essere psicologicamente benefica, infatti Schopenhauer ha una visione pessimistica dell'esistenza). Epicuro sostiene (consiglia) di limitare i desideri, quindi una gestione attiva, diciamo "soft". Schopenhauer vede questo circolo vizioso come inevitabile (fanno parte della "volontà di vivere", come inevitabile "forza cosmica universale" vedi it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_di_Schopenhauer): quindi per Schopenhauer l' "iter salvifico" è appunto la negazione della volontà (quindi per capirci bisogna agire in modo più "strong" rispetto a quanto detto da Epicuro); nega però anche il suicidio e propone invece tre step da seguire, arte, etica, ascesi: quest'ultimo infatti <<permette di giungere alla cessazione di qualsiasi tipo di esistenza, voglia o godimento>> (quindi si ricollega alla filosofia orientale, Buddhismo, Nirvana). Nota un parallelismo con Nietzche, il concetto di volontà di potenza: anche l'asceta (colui che ha raggiunto il <<graduale distacco dal mondo e dai piaceri legati alla vita materiale>> in fin dei conti ha espresso la propria "volontà di potenza", in un certo senso il bisogno di andare contro l'esigenza di avere bisogni. Un po' come la frase "è impossibile non comunicare" (ne senso che la non-comunicazione verbale indica che comunichi la tua volontà di non comunicare). In realtà poi Nietzche critica Schopenhauer dato che preferisce degli step attivi (vedi nichilismo passivo vs nichilismo attivo), Schopenhauer con l'ascetismo si oppone alla vita stessa mentre Nietzsche propone uno sforzo diverso, un lavoro attivo da compiere.
Quindi anche la tua ultima frase, che Schopenhauer spinge ad una decisione più drastica (ascetismo) rispetto ad Epicuro (siamo noi che possiamo attivamente gestire, evitare i "piaceri" che risultano controproducenti).