Dal Tractatus logico-philosophicus, la parte introduttiva scritta da Bertrand Russell, emerge un particolare riferimento al concetto di solipsismo. Riporto una parte di testo:
La logica, egli dice, perva de il mondo. I limiti del mondo sono anche i limiti di essa. Noi non possiamo, dunque, dire nella logica.
Questo e quest’altro v’è nel mondo, quello no. Infatti, ciò parrebbe presupporre che noi escludiamo certe possibilità, e questo non può essere, poiché richiederebbe che la logica trascendesse i limiti del mondo; solo così essa potrebbe contemplare questi limiti anche dall’altro lato.
Ciò che noi non possiamo pensare, noi non lo possiamo pensare; né, di conseguenza, noi possia mo dire ciò che noi non possiamo pensare.
Secondo Wittgenstein, non possiamo dire cosa esiste e cosa non esiste nel mondo, basansoci sulla logica; i limiti del pensiero e del linguaggio indicano che la logica rende impossibile esprimere ciò che non possiamo pensare (sempre opinione di Wittgenstein: <<i limiti del nostro pensiero sono anche i limiti del nostro linguaggio>>) e, importante, il soggetto pensante (in riferimento a quanto già affermavo riguardo al soggettivismo, Giulio_M) non ha a che fare con la realtà oggettiva, una parte (oggettiva) del mondo ma è piuttosto solamente un punto di vista dal quale il mondo viene percepito.