Niente tassa sugli extraprofitti
Pensata per il 2023 e riproposta nel 2024, la tassa sugli extraprofitti (banche, assicurazioni, energia, tassazione del 40% sulla marginalità), è "rispuntata" facendo crollare il mercato bancario italiano nei giorni scorsi. Bene perché tutto sommato significa ottima occasione di acquisto nel breve termine, dato che ipervenduto = prezzo scontato (dal punto di vista fondamentale, le banche italiane - le principali - hanno un'ottima salute finanziaria). La tassa sugli extraprofitti era tutto sommato improbabile e i rumors sulla Legge di Bilancio 2025 confermano: <<Legge di Bilancio, niente tasse sugli extraprofitti>> (open.it).
Abbastanza divertente la soluzione alternativa proposta, un <<contributo volontario di solidarietà>>. In pratica un "contentino", piccolo gesto che all'azienda non cambia nulla in termini finanziari ma anzi la mette in buona luce.
Anche se la tassazione sugli extraprofitti poteva essere un modo per recuperare denaro (in parte risanare la nostra situazione piuttosto critica, debito pubblico ormai vicino ai 3000 miliardi di euro!), NON è questa la strada. A livello nazionale le aziende più solide dobbiamo necessariamente incentivarle, non ostacolarle (vedi la differenza fra potenzialità di crescita americana ed europea, i primi agevolano le aziende, i secondi mettono paletti e regolamentazioni che frenano sempre la crescita e le possibilità di attiare investimenti).
Quindi nei giorni scorsi specialmente il settore bancario italiano ha subito un calo deciso (UniCredit soprattutto), per poi ripartire forte, raggiungendo nuovi massimi e con una continua possibilità di crescita almeno nel medio-breve termine.