Dei vari studiosi di storia delle religioni che ho avuto modo di seguire - sui libri, dai media e in alcuni casi anche di persona - devo dire che finora non me ne è capitato nessuno che si ritenesse in qualche modo credente. La loro miscredenza non sempre è dichiarata esplicitamente, ma è ricavabile comunque dalla lettura tra le righe di quanto da loro espresso nella vita e nelle opere. Rincattucciato nel mio angolino, anch'io ormai mi posso considerare uno studioso di storia delle religioni, e succede anche a me di sentirmi impossibilitato ad avere una fede in una qualsiasi delle religioni del mondo oggetto di studio, proprio perché ormai di esse temo di saperne abbastanza, tanto da escludere che in esse possa rintracciarsi nemmeno qualche frantumo di Verità con la maiuscola.
Eppure ricordo con quanto entusiasmo e autentica intenzione di fede iniziai tanti anni fa le mie ricerche.
Ora, nel continuare a occuparmi di religioni, mi sono rimasti per il momento a disposizione soltanto un paio di metodi:
1) il metodo che possiamo chiamare in senso lato scientifico, quello degli accademici che nello studiare le religioni si ispirano ai metodi con cui gli entomologi studiano le farfalle...
2) ...ma poi, per qualche tempo ancora, prima che mi arrenda anch'io a studiare le religioni come fossero farfalle, mi è residuato un metodo personale, accusato come troppo immaginifico, non ortodosso da ogni punto di vista: non ho dato un nome a questo mio strano metodo personale, e forse nemmeno merita che lo battezzi con un grecale neologismo, dato che prima o poi smetterò di adoperarlo, dato che finora è stato assai deludente nei risultati e privo di riscontri. Ma con le religioni, in fondo, avviene sempre così, qualsiasi sia il metodo adottato, immaginifico o accademicamente sorvegliato che sia.
La pressione che sento in me di dar libero sfogo alla mia immaginazione mi spinge di continuo ad avanzare ipotesi azzardate…
Negli anni passati avevo avanzato altre ipotesi stralunate, rimaste tutte in sospeso, ed alcune addirittura smontate da me stesso in successive riconsiderazioni, avendovi trovato pecche e contraddizioni.
Tutta questa premessa, per presentarvi una mia nuova ipotesi azzardata, di cui non ho ancora considerato le eventuali pecche e contraddizioni interne, che sta adesso anche a voi ricercare. Propongo questa ipotesi a voi, perché mi aiutiate a riscontrarne i difetti, e mi aiutiate anche a liberarmi dall’incubo che possa essere vera, cosa che non potrei escludere a priori, tenendo anche presente che dobbiamo tutti sperare che le cose non stiano effettivamente così…
Ecco dunque che vi introduco a questa mia nuova ipotesi: Dio è persona ed è eterno e onnipotente ma una cosa soltanto rimane impossibile a Dio: gli è impossibile cessare di essere Dio, soprattutto gli è impossibile morire, e neppure lo desidererebbe davvero, eppure per lui è estremamente emozionante ed eccitante anche soltanto immaginare se stesso davanti a una prospettiva di morte. Si desidera con più grande intensità ciò che sarebbe impossibile. Quando una persona è infinitamente potente e satura di ogni gioia possibile, arriva a desiderare di provare emozioni che gli rimangono vietate. Alcuni imperatori romani talvolta si travestivano da anonimi viandanti per mescolarsi alla folla delle bettole e godersi da vicino l’afrore della miseria umana, sapendo di restare nella segreta realtà potenti imperatori. Dio onnipotente ed eterno è irresistibilmente attratto dalla miserabile umanità di cui lui ha programmato la morte, e segretamente invidia il brivido, il frisson struggente della nostra finitudine. Dio non può tramontare, non può morire come noi, non può provare come noi l’angoscia nostra. E invece Dio è riuscito anche in questa sublime impresa, escogitando l’uomo. Ecco perché ci ha creati, lo ha fatto per potersi godere l’ebbrezza della morte attraverso ciascuno di noi.
Noi siamo quindi un suo brillante artifizio, siamo un suo terribile videogioco in cui lui si immerge come intimo avatara dentro di noi per provare di persona ciò che gli sarebbe vietato dalla sua stessa onnipotenza.
Ad ogni umano spegnimento, lui si ritrova infine nel suo ruolo di Dio, e ci resterebbe la consolazione che avendo lui anche una memoria perfetta riguardo ognuno di noi, di noi si ricorderà per sempre.
Attendo le vostre critiche e i vostri commenti.