Attenzione: non bisogna confondere le cose e annullare, negare un problema tirandone fuori un altro (attenzione 2: risposta lunga, ma doverosa; non si possono affrontare temi complessi a suon di monosillabi).
Il bodyshaming, fenomeno che esiste (e che nulla ha a che vedere con il "femminismo;" termine di cui qui tanti abusano; idem per "buonismo" e "politically correct") e che consiste nel deridere, denigrare, umiliare, offendere, insultare qualcuno per il suo aspetto fisico, è sempre sbagliato; quale che sia l'aspetto fisico oggetto di scherno (magri, grassi, "brutti" etc.). E questo, checché ne credano certi, non è affatto "scontato;" e basta guardarsi attorno.
Altro discorso è la bodypositivity. Intesa come movimento di opposizione al bodyshaming, è sacrosanta, e significa solo: abbandonare le lenti del giudizio implacabile con cui ci guardiamo e guardiamo gli altri; amare il proprio corpo, e imparare a valorizzarlo.
Questo significa anche prendersi cura di sé, in termini di salute fisica e psicologica. Una condizione di forte sovrappeso o di obesità è nociva per la salute così come uno stato di magrezza patologica. Questo va ricordato, e occorre promuovere stili di vita sani, in ogni modo possibile.
Bodypositivity, in tal senso, è ben diverso da fatpositivity, dall'affermare (scioccamente) che "grasso è giusto, grasso è bene, grasso è sano" (idem per l'eccessiva magrezza: dannosa).
Includere e dare visibilità a persone, ambosessi, che non corrispondono agli standard di "bellezza" comunemente accettati significa riconoscere la naturale diversità degli esseri umani, dei corpi, e darle valore. Questo è giusto e, di nuovo, non implica automaticamente, e non deve implicare, promuovere, santificare o normalizzare condizioni e stili di vita malsani (eccessivo sovrappeso, obesità, estrema magrezza). Se poi non piace vedere in passerella persone sovrappeso, o basse, o disabili, o "brutte," o "Pippo Franco," basta cambiare canale.
Giusto per fare un po' di chiarezza, tra le cose e anche tra le parole.