Aggiungo un approfondimento di oggi, wired.it:
E se all’intelligenza artificiale non servisse essere intelligente?
Da decenni si cerca di capire se le macchine si stanno avvicinando all’essere umano, eppure il dibattito sembra essere stato superato dalla realtà dei fatti
L'articolo riprende proprio quanto ho detto ieri, nella precedente risposta, ovvero:
Fino a oggi sappiamo – nonostante alcune suggestioni – di non essere di fronte a delle vere forme di intelligenza, ma soltanto a strumenti che, com’è il caso di ChatGPT, sono in grado di pescare nel loro database le sequenze di parole che hanno la maggiore probabilità di essere coerenti con le nostre domande, senza però avere la minima idea di che cosa stiano in realtà dicendo.
È questo l'aspetto fondamentale, che occorre capire. Dunque è come se intelligenza umana e IA viaggiassero su due binari paralleli, che non si incontreranno mai e non avrebbe senso che ciò accada! Per capirci, noi non confrontiamo le nostre abilità con quelle di un processore, unità di calcolo del computer; usiamo il computer come strumento di assistenza, che unito alle nostre capacità di analisi e senso critico ci permette di lavorare e fare le operazioni che facciamo al giorno d'oggi. Lo sviluppo e continua evoluzione delle tecnologie di Intelligenza Artificiale (dal text-to-text, alla Image generation, così come varie elaborazioni di dati, ecc) renderà queste uno strumento sempre migliore e più affidabile. Tuttavia ricordiamo, l'articolo conclude proprio dicendo:
In questo processo di normalizzazione potremmo anche seguire il percorso immaginato più di settant’anni fa proprio da Alan Turing, secondo cui a un certo punto avremmo smesso di chiederci se una macchina avesse conquistato l’intelligenza umana. E avremmo invece iniziato a considerare anche quella delle macchine una forma di intelligenza. Semplicemente, una forma d’intelligenza molto diversa dalla nostra.
Kamasutra ok, però ci sono molti studiosi che affermano che prima o dopo si arriverà alla singolarità. Evidentemente per affermare ciò, hanno un quadro ben più dettagliato di noi esseri comuni ....
anche su questo, è difficile dire. Dipende realmente come vogliamo definire e discriminare (cosa non proprio scontata) le capacità autonome di ragionamento (piuttosto che algoritmo di analisi di un database), una coscienza propria. Per come stanno ora le cose, andrebbe rivisto completamente il modello, altrimenti quello che avviene è un arricchimento del database, informazioni sempre più dettagliate, ma di fatto la struttura è sempre la precedente. Quindi affidabilità nei risultati, buona qualità generale delle risposte, ma continuando a seguire questa strada è appunto un tipo di intelligenza "diverso". Ammesso che si possa raggiungere una reale sovrapposizione, ammesso che sia proprio concettualemente fattibile, dotare le macchine di reale coscienza e intelligenza propria, dev'essere proprio seguito un modello differente da quelli attuali.