Ha il Superbonus era chiaramente una misura insostenibile, che è stata abusata anziché essere destinata a chi realmente ne aveva bisogno. Secondo wired.it:
Il rapporto deficit/Pil per il 2022 si è attestato all'8%. Un valore, spiega Istat, minore rispetto al 9% del 2021, ma superiore al 5,6% previsto dalla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef, documento ufficiale su camera.it). Il responsabile è appunto il superbonus 110%
Per quanto riguarda il 2023, il superbonus 110% impatterà per almeno 3 miliardi, cifra pari al costo per lo Stato dei lavori ammessi a detrazione nel mese di gennaio. A questi bisognerà aggiungere quelli relativi al mese di febbraio. Dopodiché lo stop imposto dal governo al mercato dei crediti ha di fatto posto una pietra tombale su questa misura
Ora, da che è stato istituito nel 2020 il superbonus 110%, queste uscite in conto capitale nei bilanci della pubblica amministrazione sono più che raddoppiate
Vediamo ora gli aspetti importanti, da un altro articolo (sempre su wired.it):
Cosa succede adesso a chi sta facendo lavori con il superbonus?
L'attuale governo, come sappiamo, ha di recente varato un decreto che blocca sconto in fattura e cessione del credito agli enti pubblici. Resta valida la classica detrazione Irpef (per la cifra che si riesce a "coprire" con la propria dichiarazione dei redditi). Sono salvi tutti gli itnerventi già avviati ovvero in cui è già stata presentata la Cila (Comunicazione di inizio lavori). Per i condomini occorre anche la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori.
Purtroppo questa misura ha un impatto enorme, che mostra incompetenza: è vero che il Superbonus, come detto all'inizio, almeno con la precedente aliquota, era di fatto una misura insostenibile! Una volta avviata e presente però non può essere cancellata da un giorno all'altro, considerato l'impatto che ha sull'economia di moltissime imprese nazionali e cittadini che avevano fatto i loro conti, progetti, contando sulla presenza di tale incentivo. La presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance) dichiara:
<<Non posso credere che il governo pensi di fermare il processo di acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza prima aver individuato una soluzione strutturale che eviti il tracollo>>
Allo stato attuale ci sono già oltre 15 miliardi di crediti in attesa di essere acquistati, con oltre 25 mila imprese che rischiano di restare senza liquidità e quindi in situazione di potenziale fallimento!