Per farla breve, la massima efficienza nel ritmo di corsa si ottiene mantenendo l'andatura costante (forze non conservative, aumentare e ridurre la velocità fa consumare più energia rispetto ad aver ottenuto la stessa media con velocità costante).
Il punto è questo: quantificarlo matematicamente.
Ho trovato una formula empirica, in cui TS=sum(3/8*|Ti-Tm|), ovvero:
TS = tempo totale "sprecato" a causa delle variazioni di ritmo
sommatoria per ogni km di corsa (o volendo anche altro intervallo, in genere parliamo di km)
Ti = tempo nel km (intervallo) i-esimo
Tm = tempo medio totale (es. 10 km in 40 min, media di 4min/km cioè 240 secondi a km)
Nella corsa di solito si ragiona in min/km, per comodità di calcoli consideriamo i secondi e poi eventualmente convertiamo alla fine
|Ti-Tm| è in valore assoluto, dato che pensandoci la variazione è sempre sfavorevole (aumenti prima hai bisogno di ridurre dopo, e viceversa).
Quanto il valore di 3/8 sia attendibile, è stato ottenuto in modo empirico, non l'ho mai provato personalmente (dovrei impegnarmi in tante prove diverse per raccogliere i dati, anche per annullare l'effetto delle variabili secondarie, riposo, allenamento, alimentazione, temperatura ecc, che possono farmi variare l'andatura quel singolo giorno).
Direi che è interessante per farsi un'idea, specie quando le altre variabili sono già sufficientemente ottimizzate. Ad esempio correndo una mezza maratona, per ognuno dei 21 km vai a sommare il discostamento dalla media (in valore assoluto), lo moltiplichi per 3/8 e alla fine se hai variato parecchio il ritmo, potresti aver perso diversi secondi, anche un paio di minuti! Per uno che guarda la performance, non è poco, specie se è un fattore che "puoi controllare".
Cosa ne pensate? Avete mai trovato qualcosa del genere?