Non voglio ammorbarvi con il pensiero gramsciano, ma fu proprio Gramsci ad incitare alla egemonia culturale della sinistra. Secondo il pensatore, fondatore del partito comunista d'italia, gli intellettuali di sinistra dovevano adoperarsi per sovvertire l'egemonia culturale della borghesia a spese del proletariato. In pratica, quello che avvenne nel dopoguerra, fu l'accaparramento da parte della sinistra di tutti gli spazi culturali della società: in cambio della sottomissione politica alla DC, presero ad occupare tutte le cariche culturali (cioè quelle che non gestivano denaro), emarginando di fatto chiunque non fosse sottomesso al Partito. Il primo effetto di questo paziente lavoro di scavo delle fondamenta della società fu il '68: la sostituzione dei vecchi "baroni" universitari, quasi tutti borghesi e di destra, con le nuove leve provenienti dalla classe proletaria e dalla sinistra intellettualoide. I primi frutti di questa sostituzione furono le scuole: la sinistra aveva capito che l'occupazione delle cattedre serviva a forgiare le menti degli allievi: non tutti, ovviamente, ma almeno di quelli che poi avrebbero provveduto, anni dopo, a sostituire la classe insegnante, garantendo la continuità culturale politica. Gli anni 70 furono anni di grande polarizzazione politica: o eri di sinistra, o eri un fascista, e a parte pochi coraggiosi che difesero la propria indipendenza, la classe insegnante si sottomise docilmente al volere dell'egemonia culturale. Ovviamente le università erano la fucina dei professori e degli accademici di domani, per cui i docenti furono i primi a cercare di perpetuare la lor egemonia culturale: scegliendo solo assistenti con il pensiero unificato a sinistra, inoculavano continuamente il loro pensiero negli studenti, che sarebbero andati ad insegnare nelle scuole di lì a qualche anno. E lo stesso avvenne, ad esempio, in campo artistico: attori, ballerini, pittori, scultori, etc... o si schieravano a sinistra o non facevano carriera, a meno di essere dei veri portenti. In ogni caso non dovevano schierarsi a destra, semmai tacere. Questa cosa l'ho potuta constatare direttamente e indirettamente: mio padre, pittore e poeta, venne emarginato dall'ambiente culturale per il suo essere anticomunista e liberale. Io, che ho provato la carriera di attore, da giovane, sono stato emarginato perché non avevo tessera di partito, né andavo ai loro convegni, alle feste di partito o appoggiavo le loro petizioni. E sfido chiunque a contraddirmi.