Sputafumo
Platone definì la conoscenza come una “credenza vera e giustificata”.
-È una credenza, perché il soggetto deve ritenere vera una proposizione;
-Deve essere vera, perché la proposizione deve corrispondere ai fatti;
-E dev’essere giustificata, perché il soggetto deve avere buone ragioni per crederla tale.
L'opinione non è altro che la credenza che, pur potendo talvolta essere vera, manca di una giustificazione razionale.
Esiste un approccio relativamente recente (anni '80 e '90), l’epistemologia delle virtù, che sposta l’attenzione dal contenuto della credenza (è vera? è giustificata?) al carattere dell’agente conoscitivo: chi conosce è una persona “epistemicamente virtuosa”?
Le virtù epistemiche sono disposizioni costanti del carattere - e non atteggiamenti momentanei - come l’onestà e la curiosità intellettuale, la rigorosità, l’attenzione, l’umiltà nel dubbio.
Si passa dalla domanda classica “Quali condizioni deve avere una proposizione per essere conoscenza?” a una domanda più centrata sul soggetto: “Quali qualità deve possedere chi conosce per farlo bene?”.
Questa prospettiva è interessante perché risponde al celebre problema sollevato da Gettier, secondo il quale anche una credenza vera e giustificata può non costituire conoscenza, se la giustificazione è frutto del caso, contraddicendo così l’assunto platonico.
La teoria, in sostanza, afferma che: solo se la credenza nasce da un agente epistemicamente virtuoso è ragionevole considerarla autentica conoscenza. Cioè, è molto più plausibile che sia vera per buone ragioni.
È un approccio utile in ambito educativo: non basta trasmettere informazioni, bisogna formare persone che sappiano pensare bene, cioè che sviluppino virtù epistemiche stabili.
Ad esempio, immaginiamo due persone che sostengono la stessa tesi. Ammettiamo che quest’ultima sia effettivamente vera. La prima persona l'ha letta su un articolo che casualmente riportava il vero; la seconda, invece, l'ha verificata cercando fonti attendibili e confrontando tesi opposte.
Ecco, solo la seconda ha esercitato virtù epistemiche: la sua conoscenza ha valore, la prima ha semplicemente avuto fortuna.
Quindi, secondo l'epistemologia delle virtù, conoscere non è soltanto possedere una “credenza vera e giustificata”, ma esercitare virtù intellettuali in modo sistematico e responsabile.
Nel campo della conoscenza, non conta solo ciò che crediamo, ma chi siamo quando lo crediamo.