Lamantino
Secondo Freud, l’essere umano è attraversato da un conflitto costante tra tre istanze fondamentali della psiche: l’Es, che rappresenta gli impulsi primari e inconsci; l’Io, legato alla razionalità e al principio di realtà; e il Super-io, che incarna la coscienza morale e l’insieme delle regole interiorizzate dalla società e dalla famiglia. La nostra vita psichica si costruisce su un equilibrio dinamico e spesso instabile tra queste forze.
In quest’ottica, non saper controllare i propri istinti non significa necessariamente comportarsi in modo “animalesco”, nel senso comune del termine. Al contrario, può indicare la presenza di un conflitto interiore non risolto oppure una difficoltà dell’Io nel mediare tra le spinte dell’Es e le richieste del Super-io.
L’impulsività, quindi, non è una regressione alla bestialità, ma piuttosto una manifestazione della complessità della psiche umana. Essa può essere legata a fragilità emotive, a esperienze traumatiche o a sofferenze non ancora elaborate.
A mio avviso, chi non riesce a dominare i propri istinti agisce in modo impulsivo o primitivo, ma resta pienamente umano. L’umanità non si misura con la perfezione del controllo, ma con la capacità di riflettere, di imparare dai propri errori e di cercare un miglioramento personale. Anche nei comportamenti disfunzionali - pur dannosi per sé e per gli altri - si esprime la complessità, la natura stratificata dell’essere umano (razionalità e istinto, coscienza e caos).
Va infine considerato che l’autocontrollo non è una dote innata uguale per tutti. Tutti gli esseri umani condividono pulsioni e desideri, ma il modo in cui li gestiscono varia da individuo a individuo e da cultura a cultura. Questa abilità si sviluppa attraverso l’educazione, l’ambiente familiare e il contesto sociale in cui si cresce.