Vittorio, spiaggiato sul suo balcone al sesto piano di Viale Amendola, ci tirò una scoreggia che per poco non fece appassire i fiori.
I vecchi colleghi in Ferrovia lo chiamavano addirittura Vittorio Gas-Man per meriti acquisiti sul campo.
E a lui questo nomignolo non era mai dispiaciuto, anzi ci si era proprio baloccato.
Aveva 67 anni e si godeva la pensione assieme alla moglie Adele.
Si erano conosciuti ad Andria, ma fin da subito lui era stato trasferito lì a Chieti, dove avevano comprato quell'appartamento, di fattezze e di qualità non certo pregiate, ma grande abbastanza per ospitare i coniugi e i due figli che erano arrivati quasi subito.
Donata adesso aveva 42 anni e faceva la vigilessa, sposata con una figlia.
Jacopo ne aveva 40 e faceva il camionista.
L'appartamento dove vivevano puzzava costantemente di fritto.
E delle ventilazioni intestinali di Vittorio.
Il mix originava qualcosa di esplosivo.
Ma come era bello stare in canottiera sul balcone a vedere il tramonto mentre Adele preparava la pasta al ragu.
Sotto al balcone, i soliti regazzini che facevano casino con il motorino, sgommando e impennando.
A Chieti la vita era questa qui, nè più nè meno.
Ma le montagne dietro casa erano uno spettacolo.
Una volta lui e Adele avevano provato a fare un'escursione sulla Majella.
Una bella scarpinata.
Ma le alture non erano proprio roba per lui.
Gli veniva subito il fiatone.
Per le sigarette.
E per l'enfisema di cui aveva sofferto da giovane, poco dopo il matrimonio.
Era stato ricoverato.
Ossigenoterapia, riabilitazione polmonare.
Avrebbe dovuto smettere di fumare, lo sapeva e glielo avevano detto in tutte le salse.
In realtà aveva ridotto e di molto il numero di sigarette fumate.
Da due pacchetti al giorno, a quattro o cinque sigarette al massimo che si concedeva ora.
"E che devo diventà, 'n monaco buddista"? Pensava.
"Quarche vizio ch'oo dovrò pur avere..."
Una volta all'anno aveva ancora la visita di controllo al sanatorio di via Montemario a Roma.
Lì, vedeva tanta gente che stava peggio, molto peggio.
Dei veri cadaveri ambulanti.
E lui ogni volta faceva un pò lo splendido, camminando a falcate sicure per gli androni del nosocomio.
Poi tornava a Chieti da trionfatore.
Si stravaccava in braghe corte sul suo balconcino, e via.
Gli piaceva pensare che in caso di attacco chimico-batteriologico, lui era al sicuro perchè si era fatto gli anticorpi.
Vittorio aveva meno di un anno di vita ancora, e non lo sapeva.
Guardava verso il mare e faceva progetti.
Non era ancora stato alle Tremiti.
E poi quel balcone, andava verandato per l'inverno.
E Adele che gli cassava sempre l'idea.
Perchè sapeva che sarebbe diventata una camera a gas.
E poi, la prossima volta che sarebbe andato a Roma avrebbe accompagnato la nipote Dora che di anni ne aveva 12 e non aveva ancora visto la capitale.
Il sole scomparve all'orizzonte.
Lo invase il profumino inconfondibile del ragù.
Sarà stata anche una bisbetica a volte, Adele.
Ma era ancora la cuoca migliore del mondo.
Fine