L’anima, supponendo esista, agirebbe sul corpo fisico in modo:
1) Diretto: con un intervento immediato e causale;
Oppure…
2) Indiretto: tramite qualche mediazione.
?
Se si scegliesse la 1° opzione, allora si dovrebbe ritenere l’anima capace di muovere, ad esempio, un braccio semplicemente “volendolo”, senza bisogno che prima si attivino processi fisici o chimici.
In quest’ottica, l’anima sarebbe capace di generare cambiamenti fisici nel corpo senza passare attraverso intermediari (come segnali chimici o impulsi elettrici) e senza essere composta da energia o materia, quindi operando fuori dalle leggi fisiche conosciute.
Saremmo, dunque, di fronte a un contatto diretto tra ciò che è immateriale e ciò che è materiale.
Ma a questo punto sorgono interrogativi inevitabili: se l’anima non si serve degli intermediari fisici, qual è allora il loro vero ruolo? Ed esistono circostanze particolari in cui essa sceglie di agire?
C’è un “quando” e un “perché”?
Per ora, possiamo mettere da parte il “come”. L’idea di un’influenza diretta, infatti, sfida le attuali leggi della fisica e implicherebbe una forma di “azione immediata” che, almeno allo stato attuale delle conoscenze, resta misteriosa e forse inconoscibile.
Scegliendo la 2° ipotesi, invece, l’anima non agirebbe direttamente sul corpo, bensì influenzerebbe stati mentali, intenzioni, emozioni, o contenuti di coscienza, col fine di produrre effetti fisici sul corpo attraverso meccanismi noti o ipotizzabili (neurologici, endocrini, ecc.).
In questa prospettiva, l’anima opera sul piano mentale, e la mente funge da ponte che condiziona il corpo.
Per esempio, quando l’anima origina un’intenzione (desidero di parlare), tale impulso genera uno stato mentale cosciente (volontà, attenzione), che a sua volta attiva specifici circuiti cerebrali, i quali coinvolgono muscoli, corde vocali, ecc. Alla fine, il corpo parla.
L’influenza indiretta cerca di mantenere una qualche forma di compatibilità con la scienza, ammettendo che l’anima operi attraverso meccanismi biologici o chimici, anziché in contrasto con essi.
Resta aperto, anche in questo caso, l’interrogativo del “come” ciò avvenga: quale sia il meccanismo preciso con cui un principio immateriale possa influenzare stati mentali capaci di indurre effetti fisici.
Ma ancor prima di questo, dando per vero quanto detto sopra, ci si potrebbe domandare: perché la mente, da sola, non sarebbe in grado di generare una vera intenzione? Cosa manca alla mente che l’anima invece possiede?