Ecco una classifica composita top 30 globali ante 2025, basata su PIAAC (literacy, numeracy, problem solving), supportata da DESI (digital skills UE), affiancata a competenze finanziarie e indicatori educativi dove possibile:
🌍 Top 10 – Eccellenza sistemica
Finlandia – Top in literacy (296), numeracy (294), problem solving (276)
seco.admin.ch
+8
valtioneuvosto.fi
+8
cso.ie
+8
Giappone – Literacy 289, numeracy 291, PS 276
Svezia – Literacy 284, numeracy 273, PS alto
digital-skills-jobs.europa.eu
+5
valtioneuvosto.fi
+5
statista.com
+5
Paesi Bassi – Literacy 279, numeracy 280, PS molto buono
Norvegia – Literacy 281, numeracy 278, PS 273
Svizzera – Sopra media OCSE in tutti e tre domini
ssg.gov.sg
Germania – Literacy 267, numeracy 272; solida performance
Canada – Sopra media in literacy e PS
Danimarca – Literacy migliorata, nel gruppo top
qery.no
+2
oecd.org
+2
seco.admin.ch
+2
Irlanda – Literacy 263, numeracy 260, PS 249 (quasi media OCSE)
🥇 Classifica ampliata (11–30)
Basata su PIAAC e indicatori DESI:
Estonia – Elevate performance systémica
Regione fiamminga (Belgio) – Sopra media
USA – Literacy 258 (14º), numeracy 249 (15º), PS 247
Regno Unito (Inghilterra) – Literacy 272, sopra media
Austria – Literacy 254, solida posizione
Cechia – Literacy 260, media OCSE
en.wikipedia.org
Nuova Zelanda – Literacy 260, media
Singapore – Numeracy migliorato (274, 10°), literacy 255
oecd.org
Corea del Sud – Numeracy 263, PS sotto, ma vicino media
Spagna – Literacy 247, numeracy 246, PS vicino OCSE
Polonia – Literacy 236, numeracy 259
Slovacchia – Literacy 275, buona prestazione
Lituania – Literacy 238, sotto media
Ungheria – Literacy 248
Israele – Literacy 244, sotto media
Portogallo – Literacy 235
Croazia – Literacy 254, sotto media in PS
Francia – Literacy 255
Italia – Literacy 245, numeracy 244, PS 231 (quarto da fondo)
Cile – Literacy 218, tra le più basse
🧠 Opinione sui dati e sull’“italiano medio”
Incrociando i dati reali (literacy, numeracy, problem solving, digital skills, educazione finanziaria) con i risultati culturali più ampi (fiducia, alfabetizzazione civica, scuola), il quadro che emerge non è confortante.
✳️ Come lo definirei l’italiano medio, oggi:
Cognitivamente sottoallenato
Non perché manchi di intelligenza grezza, ma perché non ha occasione né stimoli per esercitare il ragionamento astratto o applicato. Emerge una difficoltà a comprendere testi lunghi, ragionamenti multilivello, istruzioni complesse. Si parla spesso di “analfabetismo funzionale”, ma sarebbe più corretto parlare di incompetenza sistemica appresa: un adattamento all’ambiente.
Digitale, ma non critico
L’italiano medio usa lo smartphone, ma non sa distinguere una fonte attendibile da una manipolazione, e spesso confonde l’intensità emotiva con la verità. È esposto a una mole enorme di input, ma li consuma in modo passivo.
Emotivo, reattivo, sfiduciato
Tende a vedere il potere (istituzioni, scienza, politica) come qualcosa di ostile o inutile. È più incline alla narrazione che al dato, all’intuizione che alla verifica. Di fronte alla complessità, si rifugia in semplificazioni o nella nostalgia.
Istruito a metà
Ha pezzi di cultura scolastica o televisiva, ma li elabora con strutture logiche incoerenti. Esempio tipico: chi conosce Galileo ma cita “eppur si muove” per negare il consenso scientifico odierno. Il paradosso è che più sa “a metà”, più rischia di credersi consapevole.
Non stupido, ma scollegato
L’intelligenza potenziale dell’italiano medio non è bassa in senso assoluto (il QI medio è attorno a 97–100), ma non è integrata con un sistema educativo, lavorativo e sociale che la sviluppi. La scuola non insegna il dubbio metodico; il lavoro è spesso ripetitivo; il dibattito pubblico è urlato o paternalistico.
📉 Conclusione sintetica:
L’italiano medio non è stupido, ma è tenuto in uno stato di infantilismo cognitivo. Ha le basi per pensare, ma non gli strumenti per dubitare in modo costruttivo. E senza dubbio, nessun pensiero è davvero libero.