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Mi viene in mente l’archetipo dell’Ombra secondo Jung.
L’Ombra è l’aspetto più oscuro e rimosso della personalità, la parte sconosciuta, inaccettata e spesso temuta del nostro Sé.
Rappresenta tutto ciò che non vogliamo essere, ma che in realtà siamo. Non è malvagia in sé: diventa pericolosa solo quando viene ignorata o repressa.
Quando l’Ombra non viene riconosciuta, trova comunque il modo di emergere: si manifesta nei sogni, nei deliri febbrili, negli scatti di rabbia improvvisa, nelle paure irrazionali che non sappiamo spiegare. È come un fiume sotterraneo che, prima o poi, trova una via per risalire in superficie.
Ma se l’Ombra viene affrontata e integrata nella coscienza, smette di essere una minaccia e si trasforma in una fonte di intuizione, creatività, energia vitale. Porta con sé maturità e consapevolezza.
In questo senso, Ultimo incarna l’Ombra estrema, ovvero ciò che è stato esiliato, demonizzato e dimenticato.
È solo, perché l’Ombra è isolata dalla coscienza.
Soffre in modo indicibile, perché il dolore è la conseguenza naturale del rifiuto dell’Ombra.
È considerato il più colpevole di tutti: rappresenta la colpa massima, quella che nessuno osa ammettere, nemmeno a sé stesso.
Rimane nell’Inferno quando tutti gli altri se ne sono andati: la psiche ha forse integrato altri aspetti di sé, ma lui no. Lui resta il nodo irrisolto.
Ultimo, dunque, è ciò che non puoi accettare di te stesso, e che il tuo inconscio ha messo in scena come personaggio dannato.
Eppure, proprio nel momento più buio, Cristo lo prende in braccio.
Questa è un’immagine potentissima dell'integrazione dell’Ombra: la redenzione come atto di accoglienza dell’Ombra.
Cristo, in questo contesto, rappresenta il Sé junghiano, il principio interiore di totalità, compassione e trasformazione.
È quella parte di te che può finalmente guardare in faccia ciò che hai sempre temuto e non rifiutarlo, ma abbracciarlo senza giudizio.
Quando Ultimo viene sollevato e portato via, l’Inferno si chiude. Non perché sia stato distrutto, ma perché non serve più. È il segno che un ciclo si è concluso: hai riconosciuto l’aspetto più oscuro di te stesso, e gli hai dato un posto nella tua coscienza. E in quell’atto, la sofferenza si dissolve. L’ombra smette di essere un nemico e diventa parte di te.
Ultimo non è il mostro che si teme, ma la parte di sé che aspetta di essere vista, accolta e liberata.