Spiego per voi ignoranti: il panenteismo è l'anello di congiunzione tra il panteismo propriamente detto e il teismo, propriamente detto. Vale a dire: Dio è l'Universo, cioè tutto, ma al tempo stesso ne è superiore. Lo implica in sé (il tutto) come modo di auto-estrinsecazione, un po' come in Hegel l'idea, in Spinoza la sostanza, in Plotino l'Uno; ma al tempo stesso, non coincide integralmente con quel tutto, in quanto è, brunianamente, super omnia, oltreché insitus in omni re.
Omnia in Deo, sed Deus sopra omnia.
Vi faccio un esempio di scenario pananteistico: immaginate una grande mente, che pensa l'universo. Dio è Fellini e l'Universo il suo Otto e mezzo; cosa sarebbe stato Fellini senza i suoi film? Un signor nessuno. Invece, Fellini è la mente che forgia, i suoi film la materia attraverso cui si afferma. Fellini, senza film, non sarebbe stato Fellini; Fellini è tale per una compenetrazione duale: la sua mente eccelsa, e la sua produzione concreta. Gli attori che Fellini selezionava con estrema cura sono la metafora del veicolo attraverso cui la sua visione artistica prendeva forma, e così noi siamo mezzi espressivi contenuti in Dio, DI Dio, che partecipano del suo disegno. I microcosmi che Fellini inscenava, le ambientazioni, gli spazi, sono funzionali al racconto, sì come il mondo, con i suoi smisurati mari, laghi, cascate, paesaggi, montagne, la volta azzurra, città, palazzi e tutto quanto esiste, è il set su cui Dio ha deciso di incorniciare la nostra vicenda. Chiaramente, questa non è una visione che fa comodo al cattolicesimo, in quanto Dio SI SERVE DI NOI, per esistere. Non che avvenga una letterale creazione; al contrario! Dio e l'Universo sono simultanei nel panenteismo. È un po' come il rapporto tra soggetto e oggetto: non si darebbe l'uno, se non vi fosse l'altro. Non esiste obietto senza subietto, così come non esisterebbe mondo senza Dio, e viceversa. Però, chiaramente, Dio non è SOLO il suo disegno: ne è anche l'essenza. È sia immanente che trascendente; ha una doppia configurazione ontologica. Pensarlo separato dalla sua creazione è, a mio avviso, infantilistico, come annullarlo in essa. Dio non è riducibile né a un mero creatore che poi va farsi i cazzi suoi, né al progetto medesimo: è artefice (trascendente) e artifizio (immanente), e non v'è contraddizione.
Uno dei più grandi panenteisti fu Bruno, mal compreso; a seguire, Whitehead (''Dio ci eterna in sé''), Plotino e, in parte, Hegel. Ma un sistema panenteistico canonico non è ancora stato messo a punto: siamo troppo ancora infognati di aristotelismo e dobbiamo pensare che ''tertium non datur'', sempre e comunque. Per l'occidentale medio, Dio è o il Creatore, o, eventualmente, per quelli un pochino più sofisticati, la Natura; ma mai che li concepisse combinati.