Bellezza estinta
Chi ti spense, o dolce volto,
che sì soave apparivi al mattutino?
Qual mano, d’invidia o d’oblio ravvolto,
ti tolse al mondo, o fiore peregrino?
Eri beltà che movea l’assalto,
giovinezza che ridea come la luna,
ogni sguardo cadea sul tuo manto
e d’amor si facea prigion ciascuna.
Ma venne l’ora. Breve il tuo cammino,
ché il tempo, con passo lento ma costante,
posò su te l’alito suo divino
e tolse il lume a l’anima fulgente.
Fuggîr da te codardi gli ammiranti,
ché vecchiezza non gode compagnia.
Coloro ch’eran tuoi devoti amanti
t’acceser contro vil calunnia e follia.
E fu l’ultimo scherno il lor disdegno.
Non bastò l’oblio, ma pur la ferita.
Con lingue astiose e cuori d’ombra pregno
ti diedero il colpo che tronca la vita.
Or giaci, Bellezza, senz’eco né pianto,
né la memoria tua suscita ardore.
Solo chi amò sincero, e t’ama tanto,
porta nel petto il tuo perduto fiore.