Apprezzo molto Cioran e condivido il suo atteggiamento radicale, antispeculativo, il suo profondo pessimismo sulla condizione umana, il suo cupo nichilismo nei confronti dei valori della tradizione culturale, religiosa e filosofica occidentale. Cioran padroneggiava perfettamente l'ironia e l'umorismo, intesi come forme di intelligenza e strumenti critici per analizzare la realtà e la vita. Realtà e vita assurde, però, senza un senso intrinseco, predefinito, assoluto, universale. Certo, per non soffrire bisognerebbe essere totalmente disinteressati, indifferenti, menefreghisti e insensibili; ma questo, per un essere umano, non è possibile (così come non è possibile l'immobilità assoluta, altra tua domanda), e Cioran lo sapeva. Da qui, il nulla e l'assurdo della vita in sé, l'inconvenienza della nascita, il dolore insito nel vivente. A dare un significato alla nostra esistenza possiamo essere solo noi, individualmente.