user9263 mah, per quanto difficile possa essere, dovrebbero essere messe in evidenza peove schiaccianti per la salute. Anche se la questione sarebbe comunque sempre molto ipocrita e dipende ds come verrebbe gestito il tutto a livello mediatico (quindi per "affondare un colosso" occorre una coesione di un certo livello), ad esempio:
- <<la carne rossa è cancerogena>>: sticazzi, ti pare che le persone abbiano smesso di farne uso?
- il fumo non fa certo bene ed è più che comprovata la cosa, evidentemente però essendo monopolio di stato (discorso analogo per gli alcolici)
- <<l'olio di palma fa male>>: quasi da un giorno all'altro l'olio di palma è stato "etichettato" (non proprio bandito) come non salutare (tanto o poco che sia il suo reale effetto, a livello mediatico l'impatto è stato evidentemente quello di ridurlo, boicottarlo)
- <<aspartame possibile cancerogeno>>: la Coca-Cola normale ha una quantità di zuccheri che non fa certo bene alla salute (potenzialmente letale per un diabetico, comunque non salutare anche per un individuo normale); rimpiazzare lo zucchero con edulcoranti (dolcificanti) non è nemmeno questa una scelta ottimale
Quindi, dato che l'azienda ha messo in atto una filiera enorme, con dei costi enormi e non può certo pensare di poterla stravolgere (ingredienti e quindi processi produttivi) da un momento all'altro, il modo per "mandarla in crisi" potenzialmente è dimostrare che gli aspetti non-salutistici (già ben noti) siano in realtà molto più gravi delle previsioni e che questo possa poi dare la spinta ad un competitor (no, non la povera Italia e nemmeno Pepsi che di fatto è poco diversa); a livello mediatico deve esserci una spinta enorme e, la speranza è quella che la Cina (sì, la Cina in primis) riesca a prendere la palla al balzo producendo un'alternativa simile più salutare e di fatto a prezzi più bassi (le realizzazioni cinesi hanno costi inferiori, possono permettersi un prezzo finale più basso per il consumatore), mandando quindi in crisi la concorrenza USA che si troverebbe completamente fuori mercato.