A un passo dalla catatonia Neanche secondo me c'entra tantissimo apparentemente, ma il mondo ideale e il mondo vero possono essere interdipendenti in maniera assoluta, anzi niccianamente parlando è proprio così. uno è il parto ultimo dell'altro (secondo il cristianesimo).
I modelli della realtà implicano una trascendenza. ma se esiste davvero questa trascendenza perchè non è dimostrabile??
Per quanto mi riguarda credo che il mondo intelligibile esista tanto quanto il mondo sensibile (e, a mio avviso, una prova la troviamo negli archetipi dell'inconscio collettivo, che, a ben vedere, sono una rivisitazione delle idee Platoniche stesse), ma la differenza tra trascendenza e immanenza, è solo una falsa opposizione (in quanto entrambi, a mio parere, sono solo diversi gradi di una unica realtà, cioè l'Uno).
A un passo dalla catatonia Anche se l’accesso alla conoscenza del Tutto fosse divino con i dovuti simbolismi ed equiparazioni di questo concetto di “divino”, ed eventuali proiezioni antropomorfe non si uscirebbe mai dal guscio di questa realtà, perché è cosa impossibile,
Il problema che poni è interessante. Ma già gli antichi posero una soluzione. Infatti, l'antropomorfizzazione del Divino è stata a lungo trattata da diversi intellettuali. Per esempio, Porfirio affermava che i Greci rappresentano gli Dèi come uomini per sottolineare l'aspetto Razionale degli Dèi (addirittura, in "Il Culto delle Immagini", il filosofo di Tiro sottolineava come nemmeno la posizione o il materiale fosse lasciato al caso ma fosse permeato di simboli).
A un passo dalla catatonia semplicemente perché il tuo corpo può esistere solo in questa realtà simultanea di Necessità. Anche i trascendentalisti non possono far altro che attingere dai sensi e descrivere un mondo fisico e materiale, non si può andare oltre. Il mondo intelligibile e i suoi "rapimenti" li devono comunque alla Terra, non a qualcosa "al di là del cielo".
E qui infatti a mio parere erri. Perché se è vero che il corpo è schiavo della necessità ed è vincolato dal Divenire, se è vero che qualcuno ha vissuto esperienze estatiche (come raccontato da differenti mistici, e penso a Plotino e Siddharta) che pur vivendo in contesti diversi e non conoscendosi, hanno avuto esperienze simili, significa che, almeno per un breve periodo è possibile liberarsi da queste catene. Quindi, almeno una parte di noi, deve esserne immune. Ergo esiste una parte che non ha le limitazioni del nostro corpo. Inoltre l'estasi confonde tanto proprio perché non ha nulla a che fare con i sensi.
A un passo dalla catatonia Se è dimostrabile questa trascendenza può anche l'aldilà apparire un'ipotesi meno remota non credi a parte la consueta dogmatica? (Questo riferito alla domanda, non perchè lo chieda io).
Eraclito ad esempio negò la dualità di mondi del tutto diversi
E infatti non sono mondi più separati di quanto l'oceano non lo sia dalla superficie increspata dalle onde o, per fare l'esempio di Plotino, di quanto una fiamma non sia separata dalla luce che emette fino al suo limite massimo (quella penombra prima della tenebra). Quanto ad Anassimandro, a mio avviso errava nel negare l'Essere. Infatti, se l'Essere (ossia l'Esistenza) non esistesse, nulla potrebbe esistere. Eppure, come sottolinea Cartesio (uno dei suoi pochi argomenti interessanti a mio parere), se possiamo mettere in dubbio l'esistenza è solo perché esiste qualcosa capace di mettere in dubbio. Quindi noi (almeno come cosa capace di dubitare) esistiamo ergo, l'Essere (almeno come qualità) deve esistere. Per il resto, se esiste davvero una Sostanza (in cui risiede la qualità dell'Esistenza), essa deve essere necessariamente esistente al massimo grado e dunque perfetta. E se è perfetta è anche immutabile, poiché se muta significa o che è peggiorabile o perfettibile (in ambo i casi non perfetta).
A un passo dalla catatonia Riguardo agli antichi, scusami questa piccola provocazione, Eraclito diceva che la natura umana non ha conoscenze, la natura divina sì, però per lui era possibile partecipare a questa natura divina e al Divenire mediante la potenza intuitiva, un pò come un demiurgo plasmatore di uomini, mentre per Platone "L'uomo è un prigioniero che non può aprire la porta della sua prigione e scappare... deve aspettare; e non è libero di gestire la sua vita finché un dio non lo chiama."(Fedone)"
Il problema, è che abbiamo un qualcosa di Divino in noi. Infatti, abbiamo una scintilla di Nous che può connettersi al "Divino che è nell'Universo" (per citare le ultime parole di Plotino). E lo stesso Platone diceva che l'anima razionale ha sede nel mondo Iperuranio (ossia l'Intelletto universale) e per questo ha conoscenza delle Idee. Quindi la contraddizione cade, a mio parere.
A un passo dalla catatonia Scusa per il papiro 🙂 spero di non averti seccato, se ti va leggi leggi l'Anticristo come consigliato nell'altra domanda. Notte.
Ma va! È un piacere! Trovo le tue risposte sempre stimolanti. Purtroppo in questo periodo ho molta difficoltà a leggere libri (sono sotto stress con un esame d'ammissione al corso per insegnanti di sostegno e con l'esame di stato per l'abilitazione alla professione di psicologo), ma appena finisce sto periodo lo cerco. 😀