user8839 dipende. Ammettendo (cosa che, per ora, non mi sembra deducibile) a volte ci sono questioni per cui un professionista non si sente a proprio agio a trattare (es. Tematiche a cui lui stesso è molto sensibile) o magari il suo modo di essere cozza con quello del cliente, o semplicemente la sua formazione è su altre questioni (se ad esempio sono specializzato in fobie e molto meno nei disturbi alimentari, se mi arriva un cliente anoressico, ho il dovere di mandarlo da chi invece lo può trattare meglio di me).
In tal caso, invece di dire cose tipo "non posso trattarti perché bla bla bla" (anche perché, a trattare male una persona in difficoltà le si farebbero solo danni, e oltre alle ricadute in salute -questione fondamentale-, sarebbe pure uno spreco di tempo, energie e soldi per il cliente -e ciò avrebbe ulteriori ricadute sulla salute-) e quindi rischiare di instillare nel cliente ansie dannose (es. "Ma allora sono tanto malato", "ma allora sono messo male" et similia), alcuni preferiscono rimanere generici sui motivi per cui non possono trattare il cliente. In ogni caso il c.d. impone di fare nomi di terapeuti o strutture che potrebbero concretamente aiutare.