Te lo spiego, visto che sono piuttosto addentro nella cosa. Un conto è un black-out a livello nazionale, come avvenne nel 2003, quando tutta l'italia (qualcuno di voi se lo ricorderà) rimase senza energia elettrica per quasi un giorno. Altro sono i black-out locali, meno gravi. Un black-out nazionale richiede ore ed ore per ripristinarsi, perché bisogna "riaccendere" le centrali una per una e collegarle una dopo l'altra. E infatti nel 2003 fu un disastro, dovuto, pensate, ad un temporale in Svizzera che fece "cadere" due linee elettriche che ci fornivano energia. Un "black-out" locale, invece, è dovuto alla congestione "locale" della rete di distribuzione (cioè quella che passa nelle città, in media e bassa tensione, non quella nazionale in alta tensione), quasi sempre dovuta a trasformatori troppo caricati per via degli aumenti di consumo dovuti ai climatizzatori. Questi trasformatori sono spesso vecchi, e sono diventati piccoli perché la gente, negli anni, ha installato molti condizionatori. Poi, col caldo, si surriscaldano ancora di più e la frittata è fatta. Quindi il distributore locale deve distaccare parte dei carichi per evitare che il trasformatore si bruci (e allora il black-out durerebbe giorni), oppure "aiutarlo" con un generatore portatile (quelli su camion) che fornisce parte dell'energia. Il problema nasce dalle reti di distribuzione, che nei centri cittadini sono spesso obsolete, mancano di manutenzione, di ricambi, e dovrebbero essere ammodernate. Ma spesso per questo servirebbero più spazi, laddove in città gli spazi sono angusti, spesso sotterranei, etc... Servono investimenti che, nei prossimi anni, pagheremo noi tutti in bolletta. Quindi, il fatto che un black-out si verifichi in un posto invece che in un altro, può dipendere dal numero di condizionatori, dallo stato della rete, dalle dimensioni delle cabine elettriche, dal fatto che in esse funzionino o meno gli areatori, etc... Ecco perché i guasti avvengono a macchia di leopardo.