Che due palle La vita del programmatore è un inferno: piena di tormenti e povera di gratificazioni.
D'altra parte, per esperienza posso dirti che programmatori, informatici e positivisti in generale conducono spesso una vita da falliti. E non sto parlando di vita lavorativa, la vita non è lavoro: sto dicendo che sono dei falliti sul piano umano; privi di astrazione, intelletto, umanità e ridotti a pensare all'utile, ovvero proiettare il fine di ciò che fanno al di fuori del suo svolgimento, ergo non respirano mai l'essenza della vita. Gli informatici poi sono molto taccagni, pensano al guadagno materiale e si spingono verso percorsi di fallimento, frustrazioni e delusioni. Svolgono ogni azione e instaurano rapporti per convenzione sociale, seguendo le tappe della vita propinateci dalla società, e non hanno spirito critico e capacità di pensiero; non hanno una filosofia di vita e ciò apporta una esistenza vuota.
Del resto, non si rendono neanche conto di ciò, così come non si rendono conto del relativismo dei benefici apportati dal progresso tecnologico.
Questo è quello che ha dettato la mia esperienza.