Se fossimo veramente cervelli in una vasca la prima conseguenza di questa situazione sarebbe quella di non sapere di vivere in queste condizioni di cervelli "espiantati" e non ci domanderemmo se le sensazioni che proviamo siano ordinarie e normali: non avremmo alcun dubbio di vivere "normalmente".
In base alla sua "teoria causale del riferimento", Putnam sostiene però che se fossimo cervelli in una vasca, le parole che useremmo per indicare le realtà corrispondenti, ad esempio i lemmi "tavolo", "sedia", non avrebbero alcun riferimento alla realtà dei tavoli e delle sedie poiché quelle parole non rappresenterebbero altro che le stimolazioni causate dal computer sui nostri cervelli a mollo. L'omofonia sarebbe la stessa ma la loro realtà sarebbe una semplice stimolazione elettronica. L'ipotesi del cervello in una vasca fa dunque riferimento a un "mondo" del tutto diverso da quello reale e altrettanto irreale è quindi il dubbio relativo alla realtà percepita.