lettori di Giacomo Leopardi: quale tra le sue opere preferite?

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user6876

aerial Buongiorno aerial.

Parto col dire che Giacomo Leopardi (o meglio: Giacomo Taldegardo Salesio Saverio Pietro e chi più ne ha più ne metta) fu per me un vero e proprio incubo, a scuola. Sia leggerlo che studiarlo. Non mi attirò praticamente nulla, delle sue opere e dei suoi scritti (fatto, questo, più unico che raro per uno come me, che fece della Letteratura e dell'Italiano, i suoi cavalli di battaglia, in merito alle materie preferite e nelle quali andavo meglio) una volta letti.
Lungi da me dall'insultare uno dei geni più conosciuti della poetica e della letteratura italiana, però lo trovai veramente pesante. Già da quando incominciai a leggerlo in quinta elementare (la sua opera più famosa, ovvero "L'infinito") capii istintivamente che non mi sarebbe mai piaciuto come in seguito mi piacquero -e tanto- altri poeti, come Sciascia, Manzoni e Verga.
Tutto questo astio che nutrii solo verso questa parte della Letteratura concernente Leopardi, manco a dirlo, mi costò ovviamente voti bassi e rimproveri da parte dei vari docenti di Lettere, che si sono succeduti nel corso della scuola. Eppure, so che per coloro i quali e le quali vogliano intraprendere un percorso di studi universitari, puntando a laurearsi in Lettere, Giacomo Leopardi rappresenta quasi una sorta di "guida spirituale" per motivarsi. In ultima considerazione, quando tentai di comparare i due pensieri filo-storici di Alessandro Manzoni (pensiero più illuminista basato sulla Provvidenza) con quello Leopardiano (imperniato e forgiato come l'acciaio per costruire spade, solo su Pessimismo Storico e Pessimismo Cosmico, seppur con una flebile speranza per un futuro migliore), trovai nettamente migliore quello di Manzoni. Forse perché mi inculcò maggiore speranza invece che totale disfattismo come quello di Leopardi. Alcune volte, in modo alquanto simpatico e grossolano, mi immagino come sarebbe stato, per me, essere amico di Leopardi e vivere nel contesto storico ove visse, ossia quello della Restaurazione. Quante litigate avremmo avuto e quanti pochi punti sarebbero stati, quelli in comune, tra di noi...
Ciao e buona giornata 🙂
Ciao e buona giornata 🙂

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Autore sempre amato molto. Tra le opere poetiche, i "Canti," tra le opere in prosa le "Operette morali." Su tutte, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia - "È funesto a chi nasce il dì natale."

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aerial è impossibile scegliere per me. È il mio preferito

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aerial L'infinito

Francesco94

user6876 In ultima considerazione, quando tentai di comparare i due pensieri filo-storici di Alessandro Manzoni (pensiero più illuminista basato sulla Provvidenza) con quello Leopardiano (imperniato e forgiato come l'acciaio per costruire spade, solo su Pessimismo Storico e Pessimismo Cosmico, seppur con una flebile speranza per un futuro migliore), trovai nettamente migliore quello di Manzoni.

Potresti spiegarti meglio? Perché dire che Manzoni aveva un pensiero più illuminista basato sulla Provvidenza? L'illuminismo di per sé rifiuta la religione, il centro è l'uomo e le sue reali capacità. Manzoni vive nel Romanticismo (esaltazione della spiritualità e del sentimento).
Sbaglio?
Grazie

user6876

Francesco94 Ciao Francesco94.
E' vero che l'Illuminismo in quanto corrente letteraria e filosofica, rifiuta la religione. Però penso che Manzoni, quando parlò di "Provvidenza", non si riferì a quella di Dio, nello specifico. Bensì di una consapevole speranza di un futuro migliore, dato dal pensiero ottimistico.
Difatti, Manzoni, ne "I Promessi Sposi", non menzionò mai, quando parlò dei personaggi ecclesiastici Don Abbondio, Fra Cristoforo e la Monaca di Monza, come speranzosi dell'aiuto Divino in certune circostanze. Bensì, più di un ravvedimento umano nei confronti del prossimo, della natura, della provvidenza, appunto. Ma non tanto per meriti di vera e propria fede in Dio, quanto in loro stessi e nelle loro opere terrene.