Non lo faccio mai, non per maleducazione, ma perché noi, podisti abituali, siamo piuttosto concentrati e non amiamo interferire o "subire" interferenze. Io ad esempio, benché disponga di supporti elettronici sofisticati, conto i passi ogni cento e ogni cinquecento metri, in prossimità dei traguardi parziali, quindi devo stare concentrato. Tuttavia, mi è successo in qualche particolare e raro caso. Diversi anni, fa stavo correndo lungo il Naviglio che congiunge Milano con Pavia, la strada era una lastra di ghiaccio e stava riprendendo a nevicare intensamente, in quei giorni la temperatura era di circa quindici gradi sotto zero e pensavo di essere l'unica persona ad allenarsi in quelle condizioni. Ad un tratto, alzando lo sguardo, incrociai una ragazza impavida che correva in senso opposto al mio. In quell'occasione ci siamo salutati spontaneamente, poiché, in condizioni "estreme", ci si sente accomunati, un po' come quando si incontra un concittadino all'estero. Tale effetto, sotto il profilo psicologico è piuttosto interessante e meriterebbe un approfondimento.